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il caso

Guerra ai cinghiali, Lav pronti al tribunale: «Denunceremo tutto»

Nessuno sapeva dell’operazione “Far West” a Mirafiori: «C’erano metodi non cruenti». Silenzio di Lo Russo e Tresso

E' emergenza cinghiali a Mirafiori Sud

E' emergenza cinghiali a Mirafiori Sud

«Denunceremo». Francesca Mandarini, avvocata e esponente di Lav, lo dice senza troppi giri di parole. Ci saranno conseguenze giudiziarie per chi ha deciso «un Far West in un’area a pochi metri dalle case». Sparare ai cinghiali. Un caso che parte da una condivisione sui social, una foto di alcuni ungulati che scorrazzano nel parco Colonnetti. Ma facciamo un passo indietro. Perchè dei cinghiali vicini alle aree urbane ne parlavamo anche nel 2024. Ma era solo una curiosità. Poi, gennaio. Boschetto di Nichelino. Una vera battuta di caccia. Fucili, cani. Proiettili. Punta, spara. Peccato che in quella situazione non avessero avvisato nessuno. E alle 11 del mattino, al parco, c’è gente. Chi porta il cane a passeggio, le mamme con i bimbi. La gente che corre, le urla. Trenta colpi (almeno). Quindici cinghiali abbattuti. La conseguenza fu un caos mediatico e politico. L’assessore alle Politiche Animaliste di Nichelino, Fiodor Verzola, supportato dal sindaco, Giampiero Tolardo, non l’avevano fatta passare. E da lì hanno tenuto una linea compatta: «Non a casa nostra».

A Nichelino, non si doveva più sparare, Verzola fu il primo a parlare di altri metodi: «Ci sono soluzioni meno violente» affermava l’assessore. Cosa è successo, poi? Che i cinghiali si sono spostati. Perché così sono fatti. Hanno seguito il corso del Sangone. E si sono palesati nelle aree di Mirafiori Sud, parco Colonnetti, Bela Rosin, corso Unione Sovietica. A caccia di rifiuti. Di ciò che l’uomo scarta e per loro è fonte di sostentamento. E poi qualcuno li ha fotografati. E ha girato le immagini ai giornali. E quella che era una curiosità si è trasformata: emergenza cinghiali. Così arriviamo a ieri. Città Metropolitana ha autorizzato i selecacciatori - figure che operano per loro - ad abbattere gli ungulati. A colpi di fucile. Alle otto di sera. A Mirafiori Sud (battuta di caccia che non si è tenuta).

A nulla sono servite le lettere dei residenti. E non solo loro. Perché i capigruppo di Circoscrizione 2 si sono opposti. Hanno scritto all’assessore Francesco Tresso: sua, nel Comune di Torino, la delega al Verde, sua la competenza Animali. Tresso però non si pronuncia. «Non voglio commentare». E’ molto probabile che non lo sapesse nemmeno, della sparatoria. Perchè non lo sapeva nessuno. Fino a quando, 24 ore prima, la notizia - che doveva rimanere riservatissima - come spesso accade, trapela. E fa il giro. Veloce. Più dei cinghiali. E ri-ecco l’errore già fatto a Nichelino. Non avvisare le persone. Non in maniera ufficiale. Abbiamo parlato con i cittadini di Mirafiori. C’è chi non vuole vedere ungulati, chi ne ha paura, chi ammette che la colpa è dell’uomo perché non tiene l’ambiente pulito. C’è chi sta dalla parte degli animali e ieri sera si è presentato. Cittadini. Non solo associazioni e collettivi. «Perchè i cinghiali non hanno mai fatto del male a nessuno alla fine». Quello su cui praticamente tutti concordano? Nessuno vuole vedere un fucile in città. Le armi piacciono meno degli animali selvatici. E non c’è solo la questione legata ad ambiente, di mezzo. Perchè nemmeno il sindaco di Torino - e di Città Metropolitana - Stefano Lo Russo, si esprime. Sapeva? Non sapeva? Possibile che questa operazione “di contenimento” fosse all’insaputa di tutte le figure istituzionali? E dire che sono giorni che se ne parla. A mezzabocca, ma neanche troppo. Forse si volevano evitare le proteste, il dissenso. Ma tanto la notizia è trapelata, dicevamo. I residenti si sono organizzati. Signore e signori, adulti, giovani. Poi ci sono i collettivi, gli animalisti, le associazioni. Perché, come qualcuno fa notare: «Se glielo si lascia fare, potrebbe diventare un precedente». Come le lepri nel Milanese. Come i cani randagi in Iraq. Troppi? Spariamo.

«È assurdo che si scelga ancora di intervenire in questi modi» osserva Anna Maria Procacci, già deputata dei Verdi, oggi consigliere nazionale Enpa, da anni voce nota nella tutela della fauna selvatica. «Oltre al giudizio morale, questa strategia è controproducente. La scienza lo dice da tempo: se si esercita una pressione molto forte, la natura risponde aumentando la capacità riproduttiva. Per questo le problematiche sono destinate a tornare. Lo sterminio non funziona». I consiglieri regionali M5S, Sarah Disabato e Alberto Unia, raccolgono le preoccupazioni: «Diversi cittadini ci hanno segnalato i loro timori. Condividiamo le perplessità sull’uso delle armi da fuoco in ambito urbano. La sicurezza pubblica è fondamentale, ma chiediamo che siano valutate soluzioni alternative: cattura e trasferimento, barriere ecologiche, coinvolgimento di esperti e associazioni ambientaliste». E ancora: «Il benessere animale può e deve andare di pari passo con la sicurezza dei cittadini». Disabato aveva già depositato un ordine del giorno nella scorsa legislatura. «Ma non se n’è mai fatto nulla, nonostante fosse stato approvato» aggiunge la consigliera pentastellata. «Noi procederemo, giudizialmente, attraverso tutti i canali istituzionali: è un’azione vergognosa. La fauna selvatica è un bene che va tutelato. Questo è l’ennesimo regalo ai cacciatori» conclude l’avvocata Francesca Mandarini.

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