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Borgo Campidoglio

Di Mauro non muore, “rinasce”: l’archivio

Venerdì prossimo la seconda tappa del progetto che commemora il noto critico d’arte

Edo vs Erazier, collezione Di Mauro

Un luogo che custodisce la memoria, ma che guarda avanti, verso il futuro dell’arte e della critica.

La mostra “Radici per futuri incerti”, che si inaugurerà venerdì 12 settembre, sancisce la seconda tappa del progetto: “l’Archivio Edoardo Di Mauro”, nato per volontà di Barbara Bordon Di Mauro, moglie del noto critico d’arte, scomparso ad agosto 2024, punto di riferimento del panorama artistico torinese e nazionale.

Non un semplice archivio, ma un organismo vivo, in continua evoluzione, capace di restituire la ricchezza del pensiero e delle relazioni che Di Mauro ha seminato intorno a sè.

A dare struttura e continuità al progetto è la neo-costituita Associazione Archivio Edoardo Di Mauro, che si propone di promuovere attività di ricerca, studio e condivisione pubblica, coinvolgendo artisti, studiosi e cittadini.

L’inaugurazione è accompagnata da una mostra collettiva che raccoglie un doppio patrimonio: da un lato, le opere donate da artisti che hanno condiviso percorsi e visioni con Di Mauro; dall’altro, una selezione di lavori appartenuti alla sua collezione personale.

Un’esposizione che è anche un atto collettivo, in cui si racconta con affetto il modo in cui Di Mauro ha vissuto l’arte: come campo relazionale di scambi, amicizie e progettualità condivise.

La mostra si distingue per l’estrema varietà di linguaggi: pittura, scultura, fotografia, incisione, installazioni e arte urbana convivono nello stesso spazio, dando vita a un panorama eterogeneo e dinamico, cui parteciperanno artisti affermati ed emergenti, nel rispetto dell’approccio critico e curatoriale di Di Mauro, attento a mettere in relazione tradizione e sperimentazione, centro e periferia, mainstream e marginalità.

Accanto alla mostra, si terrà anche un’asta di beneficenza, con l’obiettivo di raccogliere fondi per lo sviluppo dell’Archivio.

Un gesto concreto, ma anche simbolico: l’arte che continua a circolare, generando nuove possibilità e rafforzando legami. Un’eredità viva e permeabile.

Come i muri del Borgo Vecchio Campidoglio, segnati da oltre 130 opere di street art.

Insomma, non un mausoleo, ma un luogo sempre in movimento, che possa continuare ad ispirare.

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