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Il caso
08 Settembre 2025 - 05:49
Pugno di ferro contro i monopattini
Se negli ’60 c’erano le “Vespe truccate”, come cantavano i Lunapop anni fa, oggi in città bisogna fare i conti con nuovi mezzi fuorilegge: i monopattini modificati. In grado di raggiungere velocità notevoli: fino ai 70 chilometri orari.
Sfrecciano a tutta forza per le strade della città, facendo slalom su marciapiedi e piste ciclabili. In barba al nuovo Codice della Strada - in vigore dal dicembre 2024 - che invece il limite lo pone a 20 chilometri all’ora (6 nelle aree pedonali, dove previsto) e che regolamenta il loro transito in città. Ma di fatto, nonostante la vertiginosa impennata dei controlli in capo alla polizia municipale negli ultimi mesi (che ha accertato 6.500 sanzioni fino al 31 agosto), le modifiche tecniche restano “insanzionabili”.
Come mai? Semplicemente perché le forze dell’ordine non sono in possesso della strumentazione necessaria a rilevare le velocità raggiunte dai mezzi.
Del monte violazioni complessivo di 6.500, infatti, 4.180 sono da ricondurre alla sosta irregolare dei veicoli, 1.495 alla guida senza casco, mentre le restanti: 2.274 a generici «comportamenti pericolosi dei conducenti e al mancato rispetto delle norme in circolazione». Qualche esempio? Il trasporto di altre persone: ovvero quando sul mezzo si è in due, o addirittura tre, come accertato in molti casi. E la conseguenza è che nei primi sei mesi del 2025 i sinistri che hanno coinvolto i velocipedi elettrici incriminati, sono stati ben 109, con 91 feriti e tre morti: un bollettino di guerra.
Ma c’è un apparente cortocircuito nel meccanismo sanzionatorio, perché entro queste tipologie di violazioni il controllo della velocità in sé non è contemplato. «Purtroppo la polizia locale non ha in dotazione gli strumenti operativi per poter accertare le irregolarità e le manomissioni di questi mezzi». Manca, cioè, lo strumento in grado di rilevare l’effettiva velocità dei mezzi in movimento. Era quanto aveva spiegato l’assessore alla Polizia municipale di Palazzo Civico Marco Porcedda, lo scorso novembre, in Consiglio comunale, rispondendo a un’interpellanza del vicecapogruppo vicario di Forza Italia Domenico Garcea. Ferma restando l’intenzione di dotarsene. «È stato messo in programma l’acquisto dell’attrezzatura necessaria a controllare la velocità, ma è il caso di attendere i decreti attuativi del nuovo Codice Stradale, per capire come impatterà sulla mobilità leggera», aveva poi aggiunto. Che ancora non ci sono. «È un fenomeno sotto gli occhi di tutti, rispetto a cui non abbiamo gli strumenti per accertare irregolarità - aveva replicato Garcea -. Non criminalizziamo l’uso dei monopattini, ma molto spesso girano a velocità semplicemente folli».
Oggi il risultato, così, è che in merito ai mezzi - equiparabili alla bicicletta a pedalata assistita - che possono circolare sulle strade urbane e sulle piste ciclabili di strade extraurbane, non ci sarebbe un modo «per accertare modifiche “tecniche”», ammette Porcedda.
E le forze dell’ordine possono rilevare eventuali “trucchi”, cioè modifiche applicabili per aumentare il limite di velocità (per cui ci sono numerosi i tutorial online che mostrano come «sbloccare» il motore del mezzo in pochissimo tempo e anche carrozzerie disposte a farlo) solo «a posteriori». Ovvero solo se c’è un motivo valido per cui fermare il mezzo in movimento.
Com’è successo lo scorso primo agosto in zona Cenisia. Quando una pattuglia della polizia locale che percorreva corso Vittorio Emanuele II nei pressi di corso Racconigi ha notato un monopattino con tre persone a bordo. È subito scattato il controllo. Il proprietario, un giovane sudamericano con a bordo altre due ragazze minorenni, circolava anche senza casco, ormai obbligatorio, ed era passato con il semaforo rosso sotto gli occhi degli agenti. Successivamente la pattuglia del radiomobile aveva pure accertato che il monopattino aveva una potenza superiore al consentito, per cui è scattato il sequestro finalizzato alla confisca. La Città, comunque, precisa che per il momento «non è tenuta a dotarsi di strumenti di rilevamento della velocità».
A inizio luglio il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) ha pubblicato il provvedimento che definisce le caratteristiche tecniche del nuovo contrassegno identificativo, obbligatorio per tutti i mezzi in circolazione nei prossimi mesi. Si tratta di un adesivo plastificato, non rimovibile, distribuito tramite la Motorizzazione civile. Un “targhino” rettangolare, con sei caratteri alfanumerici neri su sfondo bianco riflettente. Chi sarà sorpreso a circolare senza rischierà una multa dai 100 ai 400 euro.
L’obiettivo è duplice: rendere identificabili i conducenti responsabili di violazioni e consentire risarcimenti in caso di incidenti. Il contrassegno, infatti, non sarà legato al veicolo ma alla persona che ne fa richiesta, poiché i monopattini non sono iscritti all’Archivio nazionale dei veicoli e non possiedono un numero di telaio.
Il provvedimento entrerà in vigore 15 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma rimangono incertezze sulle tempistiche operative, in particolare per quanto riguarda il costo del contrassegno, che deve ancora essere definito con un decreto attuativo congiunto MIT–MEF.
È chiaro, però, che al ritmo delle attuali violazioni dotarsene al più presto è fondamentale sia per tracciare gli utenti sui velocipedi, che limitare i sinistri, sempre maggiori in città.
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