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Economia

Centrale del Latte d’Italia, più vendite ma meno profitti: pesa l’aumento dei costi

Nel primo semestre 2025 ricavi a 171,8 milioni (+3,7%), ma l’utile netto scende a 4,6 milioni (-3,3%)

Centrale del Latte d’Italia, più vendite ma meno profitti: pesa l’aumento dei costi

Angelo Mastrolia, presidente esecutivo di NewPrinces

Centrale del Latte d’Italia (CLI), il terzo player nazionale del settore lattiero-caseario con sede a Torino, ha chiuso il primo semestre 2025 con vendite in crescita ma utili in calo. Il fatturato ha raggiunto i 171,8 milioni di euro, in aumento del 3,7% rispetto ai 165,7 milioni dello stesso periodo del 2024. Un risultato positivo, trainato soprattutto dai prodotti lattiero-caseari – in particolare latte fresco e mascarpone – grazie sia all’aumento delle quantità vendute sia a un rialzo dei prezzi medi.

Tuttavia, nonostante le maggiori entrate, i profitti sono scesi. L’EBITDA, cioè l’indicatore che misura la redditività operativa lorda di un’azienda (quanto guadagna prima di interessi, tasse e ammortamenti), è calato a 15,2 milioni di euro dai 16 milioni del 2024 (-4,8%). In termini percentuali, il margine sull’attività caratteristica è sceso dall’9,6% all’8,8%, segnalando che l’aumento dei costi ha eroso parte dei benefici portati dalla crescita delle vendite. Anche il risultato operativo (EBIT) è sceso da 8,3 a 6,9 milioni, mentre l’utile netto – cioè il guadagno finale della società – si è attestato a 4,6 milioni di euro, in calo del 3,3% rispetto ai 4,8 milioni del primo semestre 2024. Sul fronte finanziario, la società mantiene una posizione debitoria stabile: l’indebitamento netto al 30 giugno 2025 è pari a -38,1 milioni di euro, praticamente in linea con i -38,03 milioni di fine 2024.

Per quanto riguarda i diversi canali di vendita, i dati mostrano un andamento positivo per la Grande Distribuzione Organizzata, che ha registrato maggiori volumi, mentre comparti come private label, food service e B2B si sono mantenuti sostanzialmente stabili. Dal punto di vista geografico, oltre all’Italia, la crescita riguarda anche Germania e altri Paesi europei, sempre trainata dai prodotti lattiero-caseari.

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