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Il caso

«Il quartiere dove non si vive più. E adesso io vi spiego il perchè»

«Cominciamo dai rom. Siamo stati anche nei telegiornali nazionali...»

«Il quartiere dove non si vive più. E adesso io vi spiego il perchè»

Roberto Amati

«Regio Parco è uno dei quartieri più antichi di Torino». Roberto Amati, 54 anni, una vita nel rione di via Bologna. Ma non è la storia del borgo il focus: non oggi. «Qui non si può più vivere, non ne possiamo più».

L'uomo elenca una serie di problematiche che rendono la zona invivibile. «Cominciamo dai rom. Siamo stati anche nei telegiornali nazionali grazie alla rissa avvenuta in via Cravero, dove si sfidarono a colpi di machete». Roberto racconta di una banda, una famiglia che da tre anni va e viene, occupa le case popolari, saccheggia, rovina spazi pubblici (come il giardino in piazza Sofia, area che doveva essere dedicata ai più piccolo ma che secondo Amati oggi è praticamente territorio dei nomadi). Poi, il mercato di corso Taranto. Anzi, quello che dovrebbe essere il mercato della zona. Perchè l'area, che avrebbe oggettivamente molto potenziale, è solo un ritrovo di alcolisti e viene usato come parcheggio, anzichè come polo commerciale. E, infatti, sono solo tre i banchi che resistono. Come Corrado, la sua bancarella colorata, frutta e verdura di stagione, un profumo che contrasta moltissimo con la visione di quell'area lasciata al nulla. Oltre a Corrado, vi sono altri due ambulanti: pane e vestiti.

Poi, la terza problematica: «in pochissimo ci siamo trovati pieni di minimarket» spiega Roberto. Ed effettivamente, nel solo quadrato tra via Pergolesi, via Bologna e via Cravero ne contiamo 5. A distanza ravvicinatissima. «Sono ritrovi di ubriaconi, di sbandati» afferma ancora Amati «schiamazzi, urla, degrado. E’ una situazione al limite, la nostra. E questi negozi sono aperti 24 ore al giorno. Abbiamo chiesto venisse fatto qualcosa, magari limitando loro orari e permessi. Nulla».

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