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Sanità

Il Comune boccia il piano socio-sanitario: generico e "astratto"

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Foto di repertorio

Doccia fredda in commissione consiliare questa mattina. All’audizione — a cui doveva essere presente anche l’assessore regionale Federico Riboldi — per dare una prima illustrazione al piano socio-sanitario di Regione Piemonte, il Comune dà un sostanziale ko. «Il documento pecca di eccesso di genericità, astrattezza, impegno, sì, ma difetti di numeri, analisi, dati epidemiologici». Questa, in sostanza, la sentenza arrivata dagli uffici della Giunta. «Le pagine sono tante, ma i numeri sono pochi», aveva riferito anche il presidente dell’Ordine dei Medici di Torino Guido Giustetto, in occasione della Conferenza dell’Ordine, martedì scorso.

Ad entrare nel merito, nel corso della commissione Sanità presieduta da Vincenzo Camarda, è il professor Giulio Fornero, consulente del dipartimento Servizi Sociali della Città di Torino, insieme all’assessore al Welfare di Palazzo civico Jacopo Rosatelli. «Non sono ancora chiari obiettivi, risorse, strumenti e cronoprogramma», spiega.

Sono tanti i temi che, secondo gli uffici, non sarebbero trattati in modo «esplicito»: dalle AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali); il ruolo dei consorzi nei punti di accesso sociali e sanitari; il servizio di prevenzione veterinaria e quello di lunga assistenza; l’appropriatezza prescrittiva; la questione infermieristica.

Edilizia sanitaria? Il maxi‑piano da 4 miliardi e mezzo che include ben 11 ospedali (7 dei quali garantiti da un’intesa operativa con Inail) non avrebbe ben definite le fonti di finanziamento. Mentre, a ben guardare, si parla spesso di prevenzione, ma senza entrare nello specifico delle funzioni dei singoli dipartimenti e delle singole strutture. «Ad esempio non si parla di come sviluppare la prevenzione e la sicurezza sugli ambienti di lavoro (tramite Spresal).

Anche il modo in cui viene riportato il progetto di scorporo dell’ospedale Sant’Anna e del Regina Margherita. «Da una parte si parla di aggregazione molto più stretta dei presidi, ma dall’altra si propone la separazione delle due aziende, mentre gli studi interni all’azienda parlano di sensibili aumenti di spesa, dai 40 ai 60 milioni l’anno», racconta Fornero.

Insomma, sforzo apprezzabile, ma ci sarà sicuramente da lavorarci su, stando ai primi riscontri dei più esperti ai lavori.

E sui tempi più rilassati richiesti dal Comune di Torino? «Riboldi ha dato la sua disponibilità a concederci 60 giorni, invece che 30 giorni, con decorrenza settembre», afferma Rosatelli. Non ci sarebbe mai stata una formalizzazione vera e propria della cosa, ma «fa fede il suo impegno a essere presente nella prossima riunione prevista per il primo ottobre», conclude l’assessore.

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