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Torino, maxi rissa al giardino: «Spranghe e cocci di bottiglia, qui è un inferno»

Rissa nella notte ma anche i feriti sono scappati prima dell'arrivo delle forze dell'ordine

Torino, maxi rissa al giardino: «Spranghe e cocci di bottiglia, qui è un inferno»

Stracci sporchi di sangue abbandonati nel giardino Montanaro dopo la rissa della scorsa notte

Un tempo ospitava le risate dei bambini, ora le grida dei pusher e delle baby gang in lotta per il territorio. Delinquenti che non esitano ad affrontarsi a colpi di cocci di bottiglia e spranghe, forse anche di coltelli, come avvenuto nella notte tra sabato e domenica. Teatro della maxi rissa sono stati i giardini Montanaro, tra l'omonima via e corso Giulio Cesare, quartiere Barriera di Milano a Torino. Gli scivoli e i giochi dei bambini sono spariti ormai da tempo, segno della resa delle istituzioni di fronte a una situazione ormai fuori controllo. Sono rimasti i tavoli da ping pong che però non servono più a far rimbalzare palline ma solo a offrire un posto in cui sedersi o sdraiarsi ai nullafacenti che quotidianamente ciondolano in zona. Un'area ormai diventata punto di ritrovo e "lavoro" per spacciatori e baby gang, probabilmente gli stessi che si sono resi protagonisti dello scontro dell'altra notte. I testimoni parlano di molte persone coinvolte, che si sono affrontate a colpi di mazza, coltelli e cocci di bottiglia, per poi darsi alla fuga prima dell'arrivo delle forze dell'ordine. Cosa sia successo di preciso è difficile da dirsi, quello che è sicuro è che ieri mattina nell'area che un tempo ospitava i bambini del quartiere, era ancora possibile trovare le bottiglie in frantumi e alcuni stracci intrisi di sangue, segno che nella rissa qualcuno è stato ferito e probabilmente anche in maniera non superficiale. 

A denunciare quanto accaduto è stata Verangela Marino, battagliera capogruppo di Fratelli d’Italia in Circoscrizione 6: «Continuo a chiedermi a cosa serva avere posto all'interno di un giardino pubblico delle telecamere se poi alla fine nessuno le visiona e le controlla. E in secondo luogo vorrei chiedere alla città di Torino e agli organi competenti che cosa si stia aspettando prima di intervenire, fermando questi ragazzini di origine magrebina di seconda generazione che non stanno facendo altro che creare continui problemi di ordine e sicurezza pubblica. Ci piacerebbe vedere il sindaco e gli assessori qui sul posto, senza scorta, a farsi un giro quando cala il sole e a toccare con mano cosa sono costretti a subire i cittadini del quartiere». 

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