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la cerimonia
07 Ottobre 2025 - 14:00
La cerimonia si è svolta a Palazzo Chiablese
Vasi a vernice nera e rossa, kylix, anfore, utensili, statuette e sculture in terracotta e bronzo. Ben 254 reperti archeologici di epoca apula, etrusca, umbra, messapica e romana. Riccardo Scarzella, un collezionista torinese, li aveva comprati in Toscana ed era finito sotto indagine per ricettazione. Dopo la sua morte gli eredi, che ancora erano custodi giudiziari dei reperti, hanno chiamato la Soprintendenza e oggi, martedì 7 ottobre, i carabinieri li hanno restituiti finalmente allo Stato. Dopo più di trent'anni.
La cerimonia si è svolta a Palazzo Chiablese, nella sede della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana. I manufatti erano stati sequestrati nel 1991 dalla Guardia di finanza di Firenze nell'ambito di un'indagine sugli scavi clandestini in Toscana. Dopo la morte di Scarzella, all'inizio del processo penale che lo vedeva coinvolto, i preziosi beni (dal valore inestimabile) erano rimasti formalmente sotto sequestro per oltre trent'anni. Nel 2024 i due figli di Scarzella, ancora custodi giudiziari dei reperti, si sono rivolti alla Soprintendenza, che ha coinvolto il Nucleo Tpc di Torino e l'Avvocatura Distrettuale dello Stato. Dopo la verifica delle condizioni dei beni e la ricostruzione del loro status giuridico, gli eredi hanno deciso di consegnarli spontaneamente allo Stato, rinunciando a ogni rivendicazione. La giurisprudenza in materia assegna infatti la proprietà dei reperti archeologici allo Stato, salvo prova di lecita provenienza antecedente al 1909, anno della prima legge italiana di tutela.
Il Tribunale di Torino ha accolto la richiesta del Nucleo Tpc di dissequestro e confisca, formalizzando la restituzione. Alla cerimonia hanno partecipato il soprintendente Corrado Azzollini, il tenente colonnello Giuseppe Marseglia, comandante del gruppo Tpc di Monza, e l'avvocata Tiziana Pisani dell'Avvocatura dello Stato. Secondo il Comando Tpc, l'operazione rappresenta un modello di collaborazione tra istituzioni e privati, che consente di restituire alla collettività un importante patrimonio archeologico e storico.
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