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il processo

Nel 2018 cade per colpa di un tombino aperto: «E dopo sette anni devo pagare io»

Incidente sotto il nubifragio dopo il match del Toro. Anche in appello il giudice dà ragione a Comune e Tim

Il punto dov'è caduto Claudio Pedoto

Il punto dov'è caduto Claudio Pedoto

Era il 2 settembre 2018 quando Claudio Pedoto, titolare di “Fragole & Barbera” di via Filadelfia (bistrot da sempre punto di ritrovo dei tifosi del Toro) cadde sul marciapiede di corso Sebastopoli. Era appena finita Torino-Spal, vinta 1-0 dai granata, e Claudio tornava a casa dallo stadio con la moglie. Pioveva a dirotto, un violento nubifragio al punto che pure il match di Serie A era stato sospeso temporaneamente.

In prossimità del civico 61 di corso Sebastopoli, ecco la caduta. «Sono volato a terra - racconta Claudio - per colpa di un tombino aperto da cui uscivano i cavi Tim. Dito della mano destra rotto, danni al menisco e al collo. Mi hanno dato un mese di prognosi e al lavoro ho dovuto prendere un sostituto per un mese». In primo grado, a settembre 2024, la doccia fredda: per il giudice il marciapiede era ampio ed evitabile e il Comune aveva ragione. In appello, qualche giorno fa, seconda doccia fredda: Pedoto (difeso in appello dall’avvocato Christian Romanò) è stato nuovamente condannato, e questa volta deve pagare tutte le spese legali, comprese quelle della Tim. Per un totale di 25mila euro. «Ne ho già spesi 13mila tra avvocati e cure dopo l’incidente, senza contare - racconta Claudio - i danni che ho subìto al locale in mia assenza. Mi sento mortificato, non ho davvero più fiducia nelle istituzioni e nella magistratura. Erano stati gli stessi vigili a consigliarmi di fare causa e inoltre sono andato diverse volte in Circoscrizione 8 a raccontare la mia vicenda. Ma non mi sono mai stati d'aiuto».

Per il giudice d’appello «i tubi che fuoriuscivano dal tombino, in quanto di colore turchese, erano perfettamente visibili e avvistabili». Claudio Pedoto non ci sta: «Quella sera non si vedeva niente per colpa del nubifragio. Inoltre quel tombino era sprovvisto di segnaletica o recinzioni che ne rilevavano la pericolosità». Eppure, dopo sette anni e tanti guai, Claudio deve pagare.

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