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Sanità
24 Ottobre 2025 - 18:13
Referendum per la sanità piemontese
Personale sanitario che è sempre meno e una pressione negli ospedali e nelle strutture sanitarie piemontesi crescenti, tanto che la Regione ha recentemente annunciato di dotarsi, entro l'anno, di guardie armate.
Ma tra le strade non lasciate intentate, una passa per l’Albania. In questo solco si inserisce la firma della lettera di intenti, giovedì scorso, tra Università del Piemonte Orientale (Upo) e l’Università albanese “Eqrem Çabej” di Gjirokastër (Argirocastro), per avviare un percorso di “Double Degree” in Infermieristica, con l’obiettivo di formare professionisti capaci di lavorare in contesti internazionali. All’incontro, svoltosi nel rettorato di Vercelli, erano presenti i rettori Menico Rizzi e Jaho Cana, insieme all’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi.
Formalmente l’accordo è accademico, ma la motivazione è evidente: in Piemonte, come gran parte d’Italia, non ha abbastanza infermieri (il sindacato Nursind parla di 6.000 in meno rispetto al fabbisogno, mentre l'ultimo Rapporto Gimbe di 5 infermieri ogni mille abitanti). La Regione, così, prova a creare dei canali di cooperazione formativa che, almeno in prospettiva, possano favorire l’arrivo di personale dall’estero o la costruzione di percorsi congiunti.
«Formare infermieri con una preparazione integrata tra Italia e Albania significa investire in una sanità più aperta e moderna» ha dichiarato il rettore Rizzi, sottolineando il valore culturale e professionale dell’iniziativa.
«Il Piemonte vive una crisi strutturale nella disponibilità di infermieri» ha ribadito l’assessore Riboldi, definendo il progetto “una risposta concreta” che unisce formazione e cooperazione internazionale. «Non possiamo più limitarci a rincorrere le emergenze. Serve una strategia di lungo periodo, e questa collaborazione può essere un punto di partenza».
A marzo era partita un primo percorso esplorativo per "sondare" la possibilità di attrarre gli infermieri albanesi in Italia insieme all'Ordine delle professioni Infermieristiche di Piemonte e Val d'Aosta. "Ma non c'erano le condizioni. Gli infermieri albanesi non possono essere assunti nel servizio sanitario pubblico italiano, se non in presenza della cittadinanza o di specifici accordi bilaterali che oggi non esistono", spiega il suo presidente Ivan Bufalo. «Oggi possono lavorare solo nel privato, ma sarebbe comunque un modo per tamponare la penuria di personale», aggiunge.
La collaborazione con l’Università di Argirocastro, in sostanza, è sì un segnale di apertura e di dialogo internazionale, ma non una soluzione immediata alla crisi del personale sanitario. Il problema strutturale: fatto di stipendi poco competitivi, condizioni di lavoro difficili e carico di turni difficile da sostenere, resta intatto.
La Regione prova dunque la via dell’Albania, ma senza un intervento serio su retribuzioni, contratti e attrattività del settore, i giovani infermieri continueranno a guardare altrove: spesso all'Europa del Nord o anche ai Paesi arabi, dove gli stessi professionisti sono decisamente meglio retribuiti.
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