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Sanità

Gli infermieri scappano in Svizzera: "Qui lo stipendio non aumenta mai"

L'emorragia degli infermieri: più qualificati degli svizzeri, ma pagati un quarto

Concorso Infermieri a Torino: via libera alle assunzioni dopo la sentenza

Aspiranti infermieri - foto di repertorio

"Molti se ne vanno in Svizzera. Qui, invece di acquisire il rilievo dato anche da esperienza e anzianità, si impoveriscono". Alla vigilia (lunedì prossimo) di un deludente rinnovo del contratto nazionale degli infermieri (dove l'aumento resta ancora sotto 10 punti percentuali sotto l'inflazione), Ivan Bufalo, presidente dell'Ordine delle Professioni infermieristiche di Torino dà questa fotografia della categoria in occasione della decennale dalla costituzione della Rete Oncologica Piemonte e Val d'Aosta, tenutasi questa mattina. "La principale difficoltà - racconta - è ovviamente la contrazione delle risorse. Mancano almeno 6.500 infermieri e questo mette sotto pressione qualunque contesto di cura, dove già gli infermieri si trovano a sopperire anche alla mancanza di altre figure: tra cui medici e personale amministrativo".

Un'emorragia che ha più cause. La prima è sicuramente la cosiddetta: "trappola demografica". Il circolo vizioso per cui dato il calo delle nascite e l'età media dei piemontesi, ci saranno sempre più pazienti da curare e sempre meno "nuove iniezioni" di neolaureati. Nonostante, infatti, la facoltà di Scienze Infermieristiche sia uno dei corsi di laurea dove il tasso di disoccupazione a sei mesi dalla laurea rasenta lo 0%, gli incentivi a restare nel pubblico e in Italia, sono sempre meno.

"In Piemonte abbiamo circa 32mila infermieri iscritti e abilitati. Di questi - spiega Bufalo - 21mila lavorano nel pubblico, gli altri tra privato e l'estero. Abbiamo un competitor molto forte che è la Svizzera". Basti pensare che a fronte di stipendi italiani che neppure con il nuovo contratto nazionale arriveranno a 2mila euro, Oltralpe se ne guadagnano più di 7mila

"Quello dell'Italia è un paradosso negli stipendi. Siamo tra i più qualificati, secondo l'Ocse, ma al quintultimo posto per stipendi. Gli Stati esteri vengono qua a prenderli", continua Bufalo. 

E poi non ci sono i giusti incentivi. "Non ci sono percorsi di carriera. Siamo piatti. E i lavoratori continuano a perdere potere d'acquisto". E' anche il segretario generale di Nursing Up Piemonte e Val d'Aosta Carlo Delli Carri a denunciarlo. "L'attrattività passa per finanziamenti e valorizzazione della posizione ricoperta. Oggi i contratti neanche pareggiano l'inflazione. Stiamo mortificando la professione. Lo denunciamo da anni", avverte.


Cosa si potrebbe fare? Sul punto sia Delli Carri che Bufalo sono d'accordo: "Un ottimo incentivo sarebbero le borse di studio universitarie, attualmente non previste". Ma non solo: anche politiche dell'abitare che agevolino la permanenza in Piemonte. "Così che, a fronte di un contratto nazionale ci sia comunque una convenienza verso la nostra regione. Questo si può fare con legge regionale", conclude Bufalo che in questo chiede una "mano" dalle istituzioni.

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