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Il progetto

Compensazioni ambientali, il Politecnico crea uno strumento per gli amministratori locali

Nato nel 2021, lo strumento offre 44 soluzioni in otto categorie per valutare costi e benefici degli interventi, dai grandi impianti ai passaggi per anfibi

Compensazioni ambientali, il Politecnico crea uno strumento per gli amministratori locali

Torino

Quando si costruisce un capannone industriale, una nuova strada o anche solo un edificio, quali sono le ricadute sull'ambiente circostante? E soprattutto, come si possono compensare gli impatti negativi in modo efficace e misurabile? A queste domande risponde un nuovo strumento messo a punto dal Politecnico di Torino insieme alla Città Metropolitana, pensato per aiutare gli amministratori a prendere decisioni più consapevoli.

L'iniziativa è partita nel 2021 in modo quasi casuale, con un tirocinio post-laurea in pianificazione territoriale. Da quell'esperienza è emersa la necessità di strutturare meglio la collaborazione tra mondo accademico e pubblica amministrazione. «Nel corso del tirocinio è emersa l'utilità di intensificare la collaborazione e renderla più istituzionale, così da affrontare in modo sistematico i problemi ambientali che emergono quando si interviene sul territorio», spiega Claudia Cassatella, docente del Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio e responsabile scientifica del progetto.

Il percorso si è articolato in diverse fasi. Prima è stato necessario mappare le conoscenze esistenti, confrontandosi anche con esperienze di altre realtà italiane ed europee. Poi è iniziato il lavoro di raccolta e catalogazione di possibili interventi, fino ad arrivare alla stesura di schede tecniche dettagliate.

Il risultato finale è l'Abaco delle Compensazioni Ambientali, ora consultabile online sul sito della Città Metropolitana. Si tratta di una raccolta di 44 soluzioni diverse, organizzate in otto categorie, che coprono un ventaglio molto ampio di situazioni. Si va dai grandi impianti industriali fino agli interventi di piccola scala come i passaggi per anfibi, i cosiddetti "rospodotti", necessari per salvaguardare le rotte migratorie della fauna locale.

Ma l'Abaco non è un semplice elenco. Ogni scheda contiene criteri tecnici, indicazioni metodologiche e riferimenti progettuali per adattare le misure compensative alla situazione specifica. Un elemento particolarmente innovativo è la presenza di stime economiche: in Italia non esistevano finora repertori che unissero aspetti tecnici e prezzari di riferimento per questo tipo di interventi.

Anche se sviluppato per il territorio metropolitano torinese, inoltre, il metodo è pensato per essere replicabile altrove. I principi alla base sono infatti universali: trasparenza nei processi decisionali, integrazione tra ricerca e amministrazione, criteri condivisi per valutare rapporto costi-benefici, attenzione alle buone pratiche già sperimentate con successo.

Nel 2024 è infatti già stato organizzato un corso di formazione che ha coinvolto oltre 400 professionisti del territorio appartenenti a diversi ordini. «Stiamo cercando adesso di far conoscere l'Abaco a livello nazionale per confrontarlo con strumenti simili e per arricchire l'esperienza di altri casi», racconta Cassatella. Lo strumento è stato poi presentato anche a Milano durante l'Annual Meeting del NbS Italy Hub e sarà discusso alla ventiduesima edizione di UrbanPromo-Progetti per il Paese.

La collaborazione ha coinvolto da una parte il Politecnico con il Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio, dall'altra la Direzione Ambiente della Città Metropolitana con Claudio Coffano, direttore del Dipartimento Ambiente e Sviluppo Sostenibile, Luciana D'Errico dell'ufficio VIA/VAS/VINCA e il Gruppo Interdipartimentale Riqualificazioni e Compensazioni Ambientali.

«La collaborazione con il Politecnico è stata per noi proficua e utile soprattutto per creare sinergia tra mondo istituzionale e mondo scientifico in procedimenti autorizzatori sempre più complessi», commenta Coffano. L'ente locale ha potuto accedere a conoscenze e metodologie altrimenti difficili da reperire, mentre l'università ha tradotto la ricerca in strumenti operativi concreti.

Tra i prossimi obiettivi c'è quello di progettare e realizzare interventi esemplari in collaborazione con le amministrazioni locali, passando quindi dalla teoria alla sperimentazione sul campo. Un esempio concreto di come la conoscenza scientifica possa diventare strumento di governo del territorio.

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