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La crisi dell'Auto
27 Ottobre 2025 - 19:30
Va in televisione, da Bruno Vespa, il ceo di Stellantis Antonio Filosa per ribadire che «Non ci sono ridimensionamenti previsti in Italia. Il Piano per l’Italia va avanti». Una precisazione che arriva al termine di una giornata segnata dalle prime linee guida del futuro piano industriale, con modelli cancellati (le DS), revisioni dell’elettrico e cambi per le fabbriche italiane.
«Il nostro piano assegna a ciascuno stabilimento in Italia una chiara missione produttiva, per tutte le fabbriche, senza nessuna esclusione» — ha detto Filosa a Bruno Vespa, nella puntata in onda su Rai1 —. «Noi stiamo investendo 2 miliardi di euro in un anno solo in Italia, stiamo acquistando 6 miliardi di euro in componenti e servizi da fornitori italiani».
Filosa ha annunciato il lancio imminente della Jeep Compass prodotta a Melfi (dove sparisce però la Renegade) e la Fiat 500 Ibrida a Mirafiori, a Torino. Dove, peraltro, si celebra «il design italiano: noi a Torino abbiamo molti designer, adesso abbiamo uno dei centri di design automobilistico più grandi del mondo che progetta per l’Italia e per il mondo. La progettualità italiana, la creatività di noi ingegneri italiani: abbiamo 3500 giovani ingegneri a Torino fantastici che progettano per l’Italia e per il mondo».
Il nodo resta il costo dell’energia. «Nel 2024 — ha detto Filosa — in Spagna 1 MW ci costa dai 70-80 euro. In Italia nello stesso anno la stessa quantità di energia costa più del doppio, 182 euro. Stiamo parlando col governo italiano, sono ricettivi, stiamo intrattenendo con loro un dialogo costruttivo, speriamo di arrivare a conclusioni favorevoli».
Al di là di tutto il già detto, già sentito, Filosa - uomo di fabbrica e di prodotto - sta portando avanti una campagna "politica" come CEO. La strategia che finora emerge dalle sue parole, e l'ha ribadito con Bruno Vespa, riguarda un cambio delle regole dell'Europa:
«I costruttori cinesi per quanto agguerriti nella loro concorrenza non sono il vero problema. Il problema sono regolamentazioni che partono da Bruxelles, che non sono realistiche e che stanno indebolendo quello che di meglio abbiamo, ovvero l'industria automobilistica europea ed italiana. Se cambiano queste regolamentazioni, noi abbiamo di tutto per tornare a quello che eravamo prima: design, innovazione, tecnologia, progettualità».
All’Unione europea, ha aggiunto, «noi stiamo chiedendo quattro cose. La prima è aprire al concetto di neutralità tecnologica. La seconda cosa è aprire al concetto di rinnovamento del parco circolante. In Europa oggi ci sono 256 milioni di vetture; 150 milioni di vetture hanno più di 12 anni, quindi inquinano di più di quelle moderne. La terza cosa, vogliamo un focus specifico sulle vetture piccole per le quali l’Italia è il leader mondiale e la quarta cosa, abbiamo bisogno che i target sui veicoli commerciali siano modificati urgentemente perché sono irraggiungibili»
Insomma, il copione è quello di questi giorni, da riproporre alla più ampia platea possibile (incontri istituzionali compresi). Dove a stridere al limite è una questione di scelte: sì a Bruno Vespa, da cui certo non ci si aspetta domande pertinenti sull'automotive; no, giorni fa, a un punto stampa con i giornalisti automotive e torinesi dopo l'incontro con i sindacati.
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