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Immatricolazioni auto
28 Ottobre 2025 - 09:00
C’è una brezza di settembre che spinge le vele, ma il mare resta mosso. I numeri arrivati sull’andamento europeo di Stellantis raccontano una storia a due velocità: un’accelerazione mensile convincente (in un mercato in ripresa) e una traiettoria annuale che continua a richiedere cautela. È una fiammata momentanea oppure l’avvio di un nuovo corso? La risposta, come spesso accade nell’industria automobilistica, si nasconde all’incrocio tra volumi, quote e base di confronto. E strategia ancora in stand by.
IL DATO DI SETTEMBRE
Settembre ha consegnato al gruppo Stellantis 165.457 immatricolazioni nei mercati dell’Unione europea, dei Paesi EFTA e del Regno Unito. Rispetto allo stesso mese del 2024 – quando le vetture vendute erano state 148.381 – l’incremento è dell’11,5%, pari a 17.076 unità in più. Non solo: la quota di mercato mensile si è attestata al 13,4%, un decimale sopra il 13,3% registrato dodici mesi prima. Citroen e Fiat i brand che trascinano il Gruppo.
Un segnale questo che viene dai dati Acea che vale, perché non fotografa solo una crescita “di quantità”, ma anche un piccolo guadagno “di posizione” rispetto alla concorrenza nel mese. Questo scatto, inoltre, porta le vendite di settembre lievemente sopra il passo medio del 2025: i primi nove mesi dell’anno si fermano a 1.464.419 immatricolazioni complessive, equivalenti a una media di circa 162.700 unità al mese; settembre, con 165.457, viaggia poco oltre quel ritmo. È un dettaglio che suggerisce un momentum in miglioramento, utile a temperare un quadro annuale più complesso.
LA FOTOGRAFIA DEI NOVE MESI
Guardando oltre il singolo mese, lo scenario cambia di segno. Tra gennaio e settembre 2025, Stellantis ha immatricolato in Europa (considerando Unione europea, EFTA e Regno Unito) 1.464.419 vetture, con una flessione del 5,6% rispetto all’analogo periodo del 2024, quando le consegne erano state 1.550.647. La contrazione equivale a oltre 86mila unità in meno nell’arco dei nove mesi. La dinamica è riflessa anche nella quota di mercato: dal 15,9% dei primi nove mesi del 2024 al 14,7% del 2025, un arretramento di 1,2 punti percentuali. È un’erosione non trascurabile. Tradotta in termini relativi, quella riduzione di quota rappresenta un ridimensionamento di peso sul mercato di circa il 7-8%. E c’è un ulteriore dettaglio da considerare: il 13,4% di share messo a segno a settembre, pur in crescita rispetto allo stesso mese del 2024, è sotto la media del 14,7% che Stellantis esprime nel cumulato dei nove mesi 2025. Un paradosso apparente, che si spiega con un mix di mesi più forti e più deboli nel corso dell’anno e con differenze stagionali che caratterizzano il mercato europeo.
QUOTE E POSIZIONAMENTO: COSA CI DICONO I NUMERI
Crescere a doppia cifra su base mensile e perdere terreno nel cumulato può sembrare una contraddizione. In realtà, è il segno di due realtà che convivono: da un lato, un confronto anno su anno favorevole per settembre; dall’altro, un gap accumulato nei mesi precedenti che non si colma con un solo scatto. Il decimale di share guadagnato nel mese (13,4% contro 13,3%) indica che, nel breve, il posizionamento competitivo si è leggermente irrobustito. Ma la discesa dal 15,9% al 14,7% nel progressivo annuale segnala che la battaglia delle quote nel 2025 resta impegnativa. A livello di volumi, il differenziale di 86mila unità nei primi nove mesi rispetto al 2024 pone un obiettivo implicito per il quarto trimestre: ridurre la distanza. Il principio economico è chiaro, come rimarcato anche dagli analisti sul fronte della redditività del Gruppo: per rimettere in equilibrio i conti sul fronte delle immatricolazioni annuali, servirebbe un finale d’anno sensibilmente al di sopra della media registrata finora. La buona notizia è che settembre si è posto leggermente sopra il passo 2025; la sfida è trasformare questa fiammata in un trend.
DOMANDE APERTE IN UN MERCATO A GEOMETRIA VARIABILE
A livello di mercato, nell'area europea, segna comunque un notevole +10% sul mese, che porta il totale dell'anno in positivo, anche se solo dello 0,9%. Interessante osservare la composizione delle immatricolazioni, che riflette le strategie (provvisorie) dei costruttori e il trend che dovranno individuare: le BEV, ossia le elettriche pure, sono ora il 16,1% delle vendite contro il 13,1% dell'anno prima; le ibride (full e mild) sono la scelta più convinta degli utenti, con una quota del 34,7% e una crescita solo in settembre del 65,4% per le plug-in. La quota ibrida è così quasi pari a quella delle alimentazioni tradizionali come benzina e diesel, ora al 37% (erano il 46,8% l'anno prima).
LA STRATEGIA DI FILOSA
Questi i dati europei: in Italia il mercato, nonostante qualche segnale positivo legato ai nuovi incentivi, è ancora assolutamente instabile. Il ceo Antonio Filosa, che ha rinviato la presentazione del piano industriale, al momento non ha indicato una visione chiara fra elettrico, ibrido ed endotermico: ma, come si scriveva ieri, ha già messo mano alla gamma e alle future uscite cancellando modelli full electric, o di fascia inferiore, per integrare piuttosto alimentazioni ibride. E reclamando cambi di regolamentazione all'UE su emissioni e Green Deal, con politiche che favoriscano le piccole auto, anche elettriche.
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