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Il caso
28 Ottobre 2025 - 13:42
«No al contratto di solidarietà per i lavoratori di Camurati»
Una dura trattativa e mesi di tensione, fatte di secchi botta e risposta tra l'azienda - Camurati profumi - e i sindacati. Oggi arriva una buona notizia per i dipendenti della storica catena torinese fondata nel 1930 da Roberto Camurati.
Le sigle sindacali Filcams Cgil e Fisascat Cisl hanno sottoscritto ieri, lunedì 27 ottobre, un accordo con l’azienda che scongiura i 14 licenziamenti collettivi annunciati lo scorso luglio.
Un compromesso che – pur con sacrifici – salva tutti i posti di lavoro e revoca la procedura di licenziamento. L’intesa, così, prevederà l’attivazione di un Contratto di Solidarietà Difensivo della durata di sei mesi, dal 3 novembre 2025 al 30 aprile 2026, con una riduzione dell’orario di lavoro fino al 65%, gestita con rotazione, e l’integrazione salariale per le ore non lavorate. Inoltre l'azienda si impegna a non procedere a licenziamenti per motivi economici per tutta la durata del contratto, se non con il consenso espresso dei lavoratori coinvolti. “È un risultato frutto di una dura trattativa – sottolineano i sindacati –. Le nostre priorità erano chiare: evitare i licenziamenti, distribuire equamente il peso della crisi e garantire un futuro all’azienda e ai dipendenti”.
Il primo incontro di monitoraggio sull’applicazione dell’accordo è fissato a 90 giorni dall’avvio del contratto.
“Vigileremo perché la riduzione oraria avvenga nel rispetto delle regole e degli impegni economici assunti dall’azienda”, aggiungono Cgil e Cisl.
Resta però aperta la questione relativa al negozio di piazza Adriano, quello "storico", nel quartiere Cenisia, chiuso lo scorso 30 maggio. Benzina sul fuoco delle tensioni, dal momento che proprio nello stesso frangente, l’azienda inaugurava un nuovo punto vendita in via Cavour a Moncalieri, aggiungendolo alle sedi di via De Sonnaz e strada Settimo a San Mauro Torinese. Una scelta che ai sindacati era apparsa a dir poco “incongruente” rispetto alla dichiarata crisi aziendale. “Mentre denunciavano difficoltà e ricorrevano al Fondo d’Integrazione Salariale, aprivano un nuovo negozio – osservava Luca Sanna (UilTuCS), audito lo scorso luglio in commissione comunale –. Per averlo segnalato, siamo stati perfino diffidati”.
L'azienda aveva poi motivato la chiusura come frutta di "un mercato in pesante contrazione conseguente al perdurare della crisi dei consumi. Al fine di salvaguardare la continuità aziendale - scriveva con una nota l'azienda - abbiamo approvato un piano industriale che prevede la concentrazione dell’attività su tre sedi, con chiusura dell’attività presso la sede di Piazza Adriano". Dello stesso avviso Matteo Rossi (Fisascat Cisl) e Stefania Trovato (Cgil), che chiedono soluzioni per i dipendenti rimasti senza prospettive: “Non vogliamo l’uso improprio di fondi pubblici (e quindi neanche il ricorso al contratto di solidarietà, ndr) – chiarivano – ma un piano concreto di ricollocazione”.
Ora un tiepido ottimismo da parte dei sindacalisti, col retrogusto amaro della resta al contratto di solidarietà.
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