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12 Novembre 2025 - 09:40
A Torino le multe rilevate dai T-red, i dispositivi elettronici ai semafori, sono crollate dell’85% in un anno. È l’effetto del nuovo Codice della Strada, introdotto dal ministro Matteo Salvini quasi dodici mesi fa. Le modifiche alla normativa hanno infatti reso impossibile per la Polizia Municipale sanzionare, tramite questi apparecchi, le violazioni legate alla segnaletica orizzontale — come superamento della linea di arresto, cambio di corsia o attraversamento della linea continua — escludendo quindi i casi di passaggio con il rosso.
Secondo i dati forniti dal comandante della Polizia Locale Roberto Mangiardi in audizione alla prima commissione consiliare, le multe per queste infrazioni sono passate da 118 mila nel 2024 a 15 mila nel 2025, una riduzione dell’87% in termini assoluti. Un’inversione di tendenza significativa, dopo anni di crescita costante tra il 2022 e il 2024.
Nonostante il calo di alcune sanzioni, preoccupa invece il ritorno di comportamenti rischiosi come l’uso del cellulare alla guida. Dopo un iniziale miglioramento dovuto alle pene più severe, la Polizia Municipale segnala una nuova impennata di casi. “Dopo una flessione nei primi mesi dell’anno – ha spiegato Mangiardi – si nota di nuovo una perdita di consapevolezza. In molti incidenti, le analisi dei telefoni dimostrano attività in corso al momento dell’impatto.”
Le sanzioni per utilizzo di dispositivi mobili alla guida sono state 1.540 nei primi dieci mesi del 2025, in linea con l’anno precedente ma ancora troppo numerose.
Nei primi nove mesi dell’anno, Torino ha contato 3.267 incidenti, di cui oltre due terzi con feriti. Le persone coinvolte comprendono 235 conducenti di monopattini, 214 ciclisti e 359 pedoni. Dall’inizio del 2025, si registrano 13 vittime, tra cui tre pedoni, tre utenti di monopattini e un ciclista.
Particolare attenzione è rivolta proprio ai monopattini elettrici, al centro di frequenti polemiche per l’uso improprio e l’abbandono sui marciapiedi. Solo quest’anno sono state elevate 3.873 multe, mentre l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti (UICI) continua a denunciare il problema come una vera “barriera architettonica”.
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