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Sicurezza

Torino, sostiene Hamas: espulso l'imam della moschea di San Salvario

Piantedosi firma l’allontanamento. Le frasi sul 7 ottobre e il trasferimento in Cpr dopo la richiesta d’asilo

Espulsione dell’imam Mohamed Shahin: tra piazze, parole e sicurezza dello Stato

Mohamed Shahin, imam della moschea Omar Ibn Al Khattab di via Saluzzo, ha ricevuto il decreto di espulsione per motivi di sicurezza firmato dal ministro dell’Interno Carlo Piantedosi. È l’epilogo, almeno sul piano istituzionale, di settimane segnate da slogan, cortei e polemiche, in cui le parole sono diventate pietre, e il confine tra opinione politica e sostegno alla violenza si è fatto sottile come un filo teso.

La decisione del Viminale arriva in seguito alle affermazioni rese da Shahin lo scorso 9 ottobre durante una manifestazione Pro Pal, a sostegno dell’attacco del 7 ottobre di Hamas a Israele. Nato in Egitto, padre di due figli, in Italia da oltre vent’anni, Mohamed Shahin è stato accompagnato in Questura nella giornata di lunedì. In quella sede ha presentato richiesta di asilo politico. L’iter amministrativo si è poi mosso con tempi rapidi: al momento risulta trasferito in un Cpr fuori regione, in attesa degli sviluppi che dovranno tenere insieme il decreto di espulsione e la domanda di protezione internazionale.

“Il 7 ottobre è stata una reazione ad anni di occupazione”. È la frase che più di tutte gli viene contestata. Non solo per il contenuto, ma perché ripetuta, ribadita – secondo ricostruzioni concordanti – in diverse manifestazioni Pro Pal che lo hanno visto in prima fila, alla testa di centinaia di persone. In alcune occasioni quei cortei sono stati contrassegnati da fatti violenti o blocchi stradali, episodi che hanno comportato denunce. La sequenza è nota: la piazza si accende, le parole si fanno più dure, il controllo sfuma. 


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