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La svolta dell'ex Fiat

Stellantis scopre le carte: 2.000 assunzioni (ma in USA) e fabbriche riaperte. E l'Italia?

Filosa anticipa il piano industriale. Il patto con fornitori e sindacato Uaw: «Game changer»

Stellantis riaccende i motori in America: assunzioni, investimenti e una strategia più pragmatica

L’America torna al centro della mappa di Stellantis. Dopo anni di progressivo indebolimento, e con un calo tale da costare il posto all'ex ceo Tavares, il gruppo presieduto da John Elkann imprime un’accelerazione al rilancio negli Stati Uniti, con una spinta che si vede, prima di tutto, ad Auburn Hills. Là dove il Chrysler Tech Center - secondo solo al Pentagono per dimensioni - si era svuotato ai tempi dello smart working spinto, oggi i parcheggi sono pieni e i corridoi tornano a vivere. Un segnale concreto di un cambio di stagione: nuove assunzioni, fabbriche in rampa, rapporti con i fornitori riallineati e una strategia di prodotto meno ideologica, più aderente al mercato.

Il ritorno ad Auburn Hills
Ne dà conto MilanoFinanza citando la ricostruzione di Crain’s Detroit Business nelle ultime settimane è partita una campagna di recruiting senza precedenti dalla nascita del gruppo. Stellantis sta inserendo circa 2mila nuovi colletti bianchi, centinaia già a bordo in funzioni chiave come ingegneria, qualità, sviluppo prodotto, produzione e controllo operativo. «Stiamo aggiungendo circa 2mila posti in aree critiche, tra cui produzione, qualità e ingegneria, per migliorare ulteriormente l’esperienza dei clienti con la nostra azienda», spiega un portavoce. Il ceo Antonio Filosa, basato proprio ad Auburn Hills, ha riportato negli Stati Uniti il baricentro operativo, segnando una discontinuità visibile rispetto alla stagione dominata dallo smart working.



Il piano industriale negli USA
Filosa non ha atteso il nuovo piano globale (atteso entro giugno 2026) per scoprire le carte sul fronte americano: 13 miliardi di dollari di investimenti in quattro anni per potenziare e aggiornare gli impianti. Una quota rilevante andrà al Michigan, con 100 milioni per il rafforzamento del Warren Truck Assembly e 130 milioni per la riconversione del Detroit Assembly Complex–Jefferson. Altre iniziative toccheranno Illinois, Indiana e Ohio. L’obiettivo è creare circa 5mila nuovi posti nelle fabbriche statunitensi: una inversione di marcia rispetto ai tagli del passato che il sindacato Uaw ha definito «un game changer», perché mette un freno alla delocalizzazione e prova a ricucire uno strappo con il territorio.



Fornitori, dal gelo al dialogo
Un capitolo delicato riguarda la relazione con la supply chain. Dopo anni segnati da rigide politiche di contenimento costi e contenziosi con alcuni partner, la nuova gestione ha cambiato approccio: attenuazione dell’impatto dei dazi per i fornitori più esposti, allentamento delle restrizioni su inviti ed eventi, ritorno a prassi di settore che favoriscono lo scambio. Anche l’operatività è più fluida, con incontri regolari che puntano a ristabilire fiducia e visibilità reciproca.



Retromarcia su "all electric"?
Sul prodotto, Stellantis mette da parte l’idea del “tutto elettrico subito” e sceglie una transizione più graduale. In Nord America si punterà su: - nuovi motori Hemi, da sempre molto apprezzati dal pubblico statunitense; - un ibrido a estensione di autonomia ritenuto più coerente con la domanda attuale. A fare da bandiera della nuova fase ci sono la Jeep Cherokee di ultima generazione e la Dodge Charger Sixpack, modelli identitari per presidiare segmenti chiave e riaccendere la competitività del marchio. Una scommessa che si misura con un quadro regolatorio in evoluzione e con un mercato elettrico rallentato ma ancora strategico per gli obiettivi di lungo periodo.



Le criticità da risolvere
Il rilancio non cancella i nodi. La qualità dei veicoli e i costi di garanzia restano un punto sensibile nel mercato nordamericano, dove l’esigente servizio post-vendita è spesso determinante nella fidelizzazione. L’impatto dei dazi continua a comprimere la marginalità su alcune linee e componenti importate. Infine, la strategia di ribilanciamento tra elettrico e motori termici richiederà sangue freddo e rapidità di adattamento, soprattutto se le politiche federali dovessero cambiare direzione all’improvviso. Tra parcheggi pieni, nuove tute e corridoi animati, il segnale però è chiaro: Stellantis ha deciso di giocare la partita americana a pieno regime. E Detroit, ancora una volta, torna a fare da bussola. E la domanda che resta, al netto dei 2 miliardi di investimento e del lancio per esempio della nuova Fiat 500 Ibrida: quanto pesa, o peserà, l'Italia nella nuova strategia di Stellantis?

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