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Il caso
09 Dicembre 2025 - 12:29
Il Piano regolatore di Torino sta per entrare nel vivo: potrebbe arrivare in Giunta già la prossima settimana, aprendo la fase decisiva per la riscrittura delle regole urbanistiche della città dopo oltre trent’anni. Un passaggio che, oltre al Comune, coinvolgerà da vicino anche la Regione. Nei mesi scorsi il ping-pong tra il presidente della Regione Alberto Cirio e il sindaco di Torino Stefano Lo Russo non aveva portato a significativi passi avanti. Col sindaco che ammoniva: "Servono modifiche al CresciPiemonte (la legge speciale della Regione Piemonte che mira a semplificare e accelerare le procedure urbanistiche, dimezzando i tempi di approvazione per varianti strutturali e parziali, specialmente per progetti legati a fondi europei e Pnrr, con validità fino al 2030, per rendere la Regione più reattiva e favorire lo sviluppo, ndr), che così com'è non basta". L'altro che replicava: "Modificare una legge urbanistica richiede dei tempi, i tempi di modifica di una legge". Il risultato? Un'alta probabilità di bucare la data utile per l'approvazione entro il mandato Lo Russo.
Ma proprio dalla Lega questa mattina arriva l’offerta di dare una “spinta” al procedimento, con una proposta destinata a far discutere: modificare il CresciPiemonte con un emendamento che introduca tempi certi e consenta l’approvazione del Prg entro l’anno prossimo.
Lo hanno raccontato stamattina due degli esponenti del Carroccio: Elena Maccanti, deputata e consigliera comunale, e Fabrizio Ricca, capogruppo regionale e consigliere comunale. «Abbiamo da subito raccolto idee che arrivano dal territorio. Domani presentermo la nostra proposta a Lo Russo, se l'approverà proseguiremo l'iter in Regione - spiega Ricca -: permetterebbe di approvare il Prg in 210 giorni». Nella visione più ottimistica aprile 2026, ma sarebbe comunque una gran cosa arrivarci entro la fine del prossimo anno, dato il target Lo Russo di inizio 2027.
Attualmente, infatti, dall’effettiva adozione in Consiglio, ci sono almeno altri sette step. Dalla pubblicazione del testo - ammesso che l’impresa dicembre 2025 riesca - sono necessari 60 giorni per recepire le osservazioni dei cittadini. Una volta analizzate dagli uffici tecnici, si passa alla redazione della proposta tecnica di progetto, ad adozione della Giunta. «E qui sta l’unicità della legge piemontese - aveva spiegato l'assessore all'Urbanistica di Palazzo civico Paolo Mazzoleni - perché poi si avvia la conferenza di Copianificazione e valutazione e la Regione analizza il progetto (che dura non meno di 90 giorni). E solo se c’è concordanza tra visione della Regione e del Comune, si procede con la redazione». Altrimenti nuova conferenza e di nuovo 90 giorni di iter. «Per questo il tempo dall’approvazione preliminare al piano definitivo è così lungo», aggiunge.
La modifica, invece, metterebbe un tetto di 120 giorni per la conferenza di Copianificazione, e un altro - di 90 giorni - alle contro-deduzioni dell'Amministrazione comunale, vale a dire per la replica del Comune.
La linea del Carroccio, così, è “non ostruzionistica ma pragmatica”: «Abbiamo già parlato con collegio costruttori, Federalberghi, Confcommercio. Chiedono tre cose: tempi certi, sburocratizzazione, semplificazione del cambio di destinazione d’uso. Bene la città universitaria, ma Torino deve essere anche a misura di famiglie, single e tanti padri separati. E bisogna affrontare il tema casa e l’emergenza affitti».
Tra le proposte, anche la “banca dei diritti edificatori” e strumenti per evitare la desertificazione commerciale. Come il superamento di alcuni vincoli ritenuti ormai obsoleti: dal divieto di aprire ristoranti oltre il primo piano all’impossibilità di utilizzare le terrazze. «Torino ha il 10% di turismo in più rispetto al 2024: mettere albergatori e commercianti nelle condizioni di competere è buon senso. Ma senza trasformare tutti i negozi in B&B», spiega Ricca.
Nel ricordare la battaglia – iniziata nel 2011 – sui centri commerciali Ricca sottolinea: «Il To Dream è un fiore all’occhiello, ma limitare la nascita di nuove grandi strutture è fondamentale, con la Appendino ne sono nati. E' essenziale valorizzare il commercio di prossimità». Sullo sfondo, l’impatto dell’e-commerce, che ha ridisegnato la geografia del commercio cittadino. «È una battaglia di buon senso», insiste. Una scelta che, precisa Maccanti, dovrà essere «politica nel metodo», evitando “derive alla Bloomberg”: «Non un esercizio di stile, ma un piano concreto per la Torino del futuro».
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