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LA MANIFESTAZIONE

Sciopero generale, migliaia in piazza a Torino: «Una manovra ingiusta che penalizza chi lavora»

Per le pensioni, Scacchetti: «Il governo che prometteva lo smantellamento della Fornero oggi paradossalmente la peggiora»

Sciopero generale, migliaia in piazza a Torino: «Una manovra ingiusta che penalizza chi lavora»

Un venerdì di mobilitazione nazionale quello del 12 dicembre, con lavoratrici e lavoratori di tutti i settori, pubblici e privati, che hanno aderito allo sciopero generale indetto dalla Cgil. Al centro della protesta, secondo il sindacato, una legge di Bilancio giudicata «ingiusta e distante dai bisogni reali del Paese». A Torino il corteo è partito alle 9 da piazza XVIII Dicembre, per concludersi in piazza Castello con gli interventi di Federico Bellono, segretario generale della Cgil Torino, Vilma Gaillard della Cgil Valle d’Aosta e Tania Scacchetti, segretaria generale nazionale dello Spi Cgil.

Bellono ha sintetizzato le ragioni della mobilitazione: «Siamo contrari a questa legge di bilancio che non risponde ai problemi delle persone e dei lavoratori. Non c’è un aumento dei salari, non c’è un aumento delle pensioni, anzi aumenta l’età pensionabile. Si continua con la rottamazione, che premia l’evasione fiscale. E in una città come Torino, con tante crisi e un aumento del 70% della cassa integrazione, si vede più che altrove l’assenza di qualsiasi politica industriale». Il segretario ha ricordato le crisi più recenti che colpiscono il territorio: «La vendita dell’Iveco, la vendita dell’azienda di Giugiaro, la chiusura di due sedi su tre di Konecta: è un florilegio di crisi che in questo momento fanno fatica a trovare soluzioni». Bellono è tornato poi sulla proposta del sindacato: «Abbiamo chiesto un contributo di solidarietà per chi ha redditi superiori ai 2 milioni di euro, che permetterebbe di recuperare le risorse che invece il governo ha deciso di destinare agli armamenti. Non è stato nemmeno preso in considerazione».

In piazza si è parlato anche di pensioni, tema sul quale è intervenuta Tania Scacchetti. «Il tema pensioni è usato come una clava di propaganda dal governo da anni», ha detto. «Il governo che prometteva lo smantellamento della Fornero oggi paradossalmente la peggiora. La nostra rivendicazione continua a essere quella di un meccanismo flessibile di uscita per i giovani e per chi è già in pensione e vede il proprio potere d’acquisto eroso». Scacchetti ha annunciato un anno di mobilitazioni: «Credo che sarà un anno in cui dovremo intensificare le iniziative, soprattutto contro l’innalzamento dell’età pensionabile oltre i 67 anni, che equivale allo smantellamento del diritto alla pensione. E questo tema è legato a quello della sanità, del lavoro, dei servizi: continueremo a costruire alternative».

In prima fila alla manifestazione anche i metalmeccanici, con il segretario Fiom Torino Edi Lazzi che ha denunciato il doppio nodo salari–tassazione: «Se il salario è tassato tanto, rimane meno nelle tasche delle lavoratrici e dei lavoratori. La tassazione non è progressiva: questa finanziaria dà molto di più a chi ha redditi elevati e nulla a chi ha redditi bassi. Bisognerebbe fare l’esatto contrario, perché chi guadagna meno, se ha più soldi in tasca, li spende e fa ripartire l’economia». Lazzi ha criticato poi la situazione della sanità pubblica: «La si sta distruggendo. Se ti ammali e non hai i soldi per curarti privatamente, rischi di non avere alternative. È paradossale togliere soldi alla sanità mentre se ne mettono per comprare armi dagli Stati Uniti».

Il segretario Fiom ha commentato anche le recenti notizie industriali, compresa la vicenda Italdesign: «Soddisfatti non si può essere. Gli asset industriali di Torino si stanno vendendo uno dopo l’altro. Stellantis ha ceduto agli azionisti francesi, Iveco agli indiani, Italdesign ancora a un gruppo indiano, Olsa agli austriaci della Magna. Il tessuto industriale torinese, fatto di imprenditori locali, non c’è più. Le multinazionali seguono la logica del profitto fine a sé stesso: quando hanno finito di estrarre valore, se ne vanno. È un cambiamento del capitalismo profondamente negativo per il territorio».

Secondo la Cgil, un cambio di rotta è possibile. Il sindacato rivendica che negli ultimi tre anni lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati hanno versato 25 miliardi di tasse aggiuntive a causa del fiscal drag, che ha ridotto fino a 2.000 euro all’anno il reddito di chi percepisce salari medi. La legge di Bilancio, sostengono, non restituisce risorse a sanità, istruzione, trasporti, politiche abitative e sicurezza sul lavoro. La proposta avanzata dalla Cgil, quella di un contributo dell’1% sul patrimonio dell’1% più ricco, produrrebbe secondo i calcoli del sindacato 26 miliardi l’anno, da destinare a servizi e redistribuzione.

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