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Cucina piemontese

Il dolce piemontese arrivato (forse) con gli Arabi e diventato un segreto di famiglia

Una ricetta antichissima, tre ingredienti poveri e un sapore che nelle valli del Monregalese è quasi una religione

Il dolce piemontese arrivato (forse) con gli Arabi e diventato un segreto di famiglia

Nel cuore del Monregalese, tra vallate riservate e ricche di tradizioni, si conserva una delle specialità più caratteristiche del territorio: la cupeta. Questo dolce antico, simile al torrone ma dotato di una propria identità, affonda le sue origini nei secoli passati, arrivato fino a noi grazie ai Mori saraceni che nel X secolo attraversarono la Val Tanaro. Un tempo preparata esclusivamente nelle case e condivisa durante le festività natalizie, la cupeta rappresentava un dono prezioso, riservato ai momenti di festa e di visita.

La ricetta tradizionale prevede pochi ingredienti, semplici ma essenziali: gherigli di noci, nocciole, miele e ostie. Gli ingredienti vengono cotti insieme fino ad amalgamarsi, per poi essere pressati tra due dischi di ostia del diametro di circa otto o nove centimetri. Nelle Langhe prevalevano le nocciole, mentre nel territorio del G.A.L. Mongioie erano le noci a costituire l’ingrediente principale. In passato, al posto del miele si utilizzava un denso sugo di castagne bianche, alimento tipico e versatile della cucina locale.

La preparazione della cupeta richiede cura e attenzione: il miele deve sciogliersi senza caramellare, poi si aggiungono nocciole e noci in proporzione 1 a 2. Una volta spento il fuoco, il composto viene racchiuso tra le ostie e pressato fino a ottenere un unico blocco compatto. Nasce così un dolce semplice, ma capace di riempire di “gòj” – gioia – la bocca e il cuore di chi lo assaggia.

La cupeta non è solo un dolce, ma un autentico simbolo della cultura locale, parte delle molte eccellenze che il G.A.L. Mongioie valorizza insieme a percorsi di arte, natura, musei e tradizioni. Tra gli eventi più suggestivi del territorio spicca anche il Presepe Vivente di Prea, noto per la ricostruzione di oltre quaranta antichi mestieri e per l’atmosfera immersiva tra profumi, suoni e sapori del passato.

La cupeta di Mondovì rimane così un piccolo tesoro gastronomico, un patrimonio di sapori che racconta la storia delle nostre valli e delle comunità che ancora oggi la custodiscono con orgoglio.

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