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Il caso
22 Dicembre 2025 - 19:56
Controlli dei vigili al mercato del Barattolo in via Carcano a Torino (foto di repertorio).
Novantuno rinvenimenti di merce non autorizzata con 39 sequestri e 52 casi senza un responsabile identificabile in 80 giorni di controlli da parte della municipale. Da questi numeri (relativi al 2024), ma anche da altro, muoveva la nuova convenzione ad hoc tesa a sancire un «nuovo corso» per il Barattolo di via Carcano, e firmata lo scorso 3 dicembre da Comune e Regione.
Il mercato del Libero Scambio, anche noto come «suk», che da anni costituisce un'entrata dignitosa agli ambulanti che lo compongono, «così com'è non va». Era stata questa l'antifona della Regione che, inizialmente, lo aveva dichiarato di fatto «fuorilegge», introducendo una nuova norma piemontese (un emendamento della Lega alla legge di riordino sul commercio) che ne impediva l'esercizio. E tagliando i fondi dei Distretti urbani c (dal valore di 300mila euro) alla Città.
Questo accadeva a settembre. Poi il confronto tra le parti, apparentemente costruttivo, che aveva condotto alla convenzione. E introdotto condizioni definite dalla Regione «non negoziabili», assai più rigide del passato. Quaranta giornate l'anno garantite (invece di 12), «in cambio» di: censimento dei venditori, l'inventario della merce esposta, l'accesso riservato agli ambulanti seguiti dai Servizi sociali e lo stop alla gestione esterna del mercato, finora affidata – e prorogata – all'associazione Vivibalon. Condizioni che la stessa amministrazione comunale, per voce dell'assessora all'Economia circolare Chiara Foglietta, aveva inizialmente definito «assolutamente irrealizzabili», prima di impegnarsi ad accettarle (termine il 15 giugno prossimo) per scongiurare la chiusura del Suk.
Sei mesi di prova, quindi, che saranno necessari a valutare le ricadute concrete della nuova convenzione sul Barattolo. «Le nuove modalità di gestione non scatteranno automaticamente dal primo gennaio 2026», chiarisce Foglietta, lasciando intendere che la Città si riserverà una fase di transizione, per capire quanto praticabili tali paletti.
Perché secondo tutti quelli che, nel corso delle ultime due settimane, hanno manifestato contro il "nuovo Suk" (Vivibalon, ambulanti, clienti, e tutti quelli che hanno sottoscritto la petizione di contrarietà alla convenzione da più di 1.300 firme), non lo sarebbero affatto.
Tra di loro chi per conto di Vivibalon si occupa della pulizia e della sicurezza del mercato. Che non sono certi che ne sarà di loro da gennaio: «Un tema che potrà rientrare nel confronto previsto nei prossimi mesi», dice.
Perché nel frattempo il Movimento 5 Stelle in Consiglio comunale ha depositato una mozione che chiede di rivedere l’impostazione della convenzione «che modifica la natura del Barattolo, da strumento di welfare urbano e di economia circolare in un’attività assimilata a forme di vendita hobbistica», affermano i due proponenti, i consiglieri Andrea Russi e Valentina Sganga. Una possibilità che, pur senza sbilanciarsi, secondo Foglietta non è esclusa a priori. «I contenuti della convenzione – spiega – potranno essere modificati in futuro con un nuovo provvedimento, qualora i due enti ne rilevassero l'opportunità». Anche perché erano rimaste inascoltate alcune delle osservazioni del Comune, in particolare, prosegue Foglietta: «La contrarietà all’equiparazione dei venditori del Barattolo agli hobbisti» e «la oggettiva difficoltà di inventariare la merce in vendita in un contesto di questo tipo».
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