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IL DOSSIER

Cpr, carcere e minorile: «Situazione critica, un'emergenza per la città»

Al Lorusso-Cutugno 1.200 detenuti su 1.042 posti: uno su tre è in attesa di giudizio. E la metà dei carcerati ha una pena inferiore a due anni

Cpr, carcere e minorile: «Situazione critica, un'emergenza per la città»

Sovraffollamento e sanità restano le principali emergenze dei penitenziari di Torino

Dal sovraffollamento, considerato ormai un problema quasi strutturale, al progressivo aumento dei trattamenti sanitari obbligatori e una sempre maggiore richiesta di intervento delle ambulanze per sopperire alle carenze mediche, il carcere continua a rappresentare «un'emergenza per la città». Che sia il Lorusso-Cutugno che, ad oggi, ospita 1.200 detenuti a fronte di 1.034 posti di cui uno su tre in attesa di giudizio, oppure il Ferrante-Aporti, dove tra il 2021 e il 2022 le chiamate al 118 sono passate da 19 a 62. O, ancora, il Centro di permanenza per il rimpatrio che «ha una dimensione assolutamente inadeguata a fronteggiare la difficoltà» come ha spiegato il sindaco, Stefano Lo Russo, introducendo la relazione annuale della Garante per le persone private della libertà, Monica Gallo. Una «situazione critica» nel complesso che ha «un brusco innalzamento» del ricorso ai Tso, passati dai 191 del 2020, ai 193 del 2021 e ai 258 del 2022 (+34%).

Un detenuto su tre in attesa di giudizio

Dall'inizio del 2023 il numero dei detenuti al Lorusso-Cutugno è passato da 1.388 a circa 1.200 confermando, comunque, una situazione di sovraffollamento alleggerita soltanto dai cosiddetti "sfollamenti": il trasferimento dei detenuti in altre case circondariali di Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria che, però, avviene spesso «senza una particolare attenzione alle persone che, magari, stanno effettuando dei percorsi scolastici di formazione» denuncia Gallo, ricordando come un detenuto su tre sia ancora in attesa di giudizio ma, soprattutto, che almeno 530 carcerati possano accedere a misure alternative avendo ricevuto una condanna al di sotto dei due anni di reclusione. Attualmente sono 10.777 le persone in esecuzione penale esterna nel Torinese. «La procedura si blocca perché in molti casi anche le persone che potrebbero accedervi non hanno casa, lavoro o legami e, quindi, la magistratura di sorveglianza non può concedere misure alternative». 

«Non siamo soddisfatti delle condizioni di detenzione»

A mostrarsi seriamente preoccupato del quadro complessivo tracciato dalla Garante è il sindaco Stefano Lo Russo che, lo scorso Natale, ha visitato per la prima volta il carcere di Torino. «Io non ero mai entrato in un carcere nella mia vita ci sono entrato da sindaco e in punta di piedi. Un'esperienza che credo segni chiunque e che voglio ripetere» ha sottolineato il primo cittadino, senza nascondere le criticità emerse dal "dossier" anche sul Ferrante-Aporti e il Cpr. «La questione carceraria è all'attenzione della nostra amministrazione fin dall'inizio, specie in questi mesi complicati. C'è una sofferenza radicata e questi numeri, in particolare della recidiva, non ci fanno essere soddisfatti perché il periodo detentivo non consente di recuperare il rapporto con la società e poi rientrare in un circuito virtuoso. Questo da anche senso di frustrazione a chi lavora in carcere e alle forze dell'ordine».

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