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Eugenio Finardi

«Sanremo? Meglio rifugiarmi nel blues»

Il cantautore lombardo è atteso il 18 aprile sul palco del Colosseo con il suo nuovo progetto “Euphonia suite”

Eugenio Finardi

Ecco l'autore del brano cult "Extraterrestre"

Un Eugenio Finardi così, forse, non si era mai visto. Il cantautore lombardo è atteso il 18 aprile dalle 21 (biglietti a 26, 30, 50 e 40 euro) sul palco del Teatro Colosseo in via Madama Cristina 71, con il nuovo progetto “Euphonia suite”, accompagnato soltanto dal pianista Mirko Signorile e dal sax di Raffaele Casarano. Al centro di questo live, alcuni tra i brani più famosi del cantautore rock simbolo degli anni Settanta. Il repertorio spazia da “Diesel” a “Dolce Italia , “Notte di Soweto”, “Le ragazze di Osaka”, fino a “Extraterrestre”. Quindici brani che i fan conoscono a memoria, inframmezzati da omaggi ad altri cantautori.


Com’è nato “Euphonia Suite”?
«Ricalca i modi e i tempi della musica classica è, appunto una suite. Un flusso continuo nella mia musica e nelle mie canzoni, senza soluzione di continuità. Un’esperienza che arriva dai tempi del lockdown. Si può quasi dire che non sono stato io a scegliere la musica ma questa ha scelto me. Il brano di cui sono orgoglioso? “Un uomo”».


Le piace la musica di oggi?
«Premesso che non seguo più tanto e vivo ormai abbastanza appartato, mi piacciono artisti come Colapesce e Dimartino. Quello che non mi piace è invece la fruizione, il modo di accostarsi. Le piattaforme streaming sono indistinte e anonime, mancano persino i nomi dei brani e anche economicamente, questo fenomeno mi piace poco. Tutto è lasciato in balia dell’auto-tumr».


C’è ancora voglia di ribellarsi?
«Più che ribellione, vedo in giro tanta rabbia che spesso non ha obiettivo».


Cosa lega Eugenio Finardi a Torino?
« “Fibrillante” l’ultimo album di inediti è stato realizzato interamente in riva al Po, con musicisti torinesi. Musicalmente conosco più Torino che Milano».


Tornerebbe a Sanremo?
«Ne ho fatti tre, ma ormai non è il mio mondo. Mi sento un classico della musica e preferisco rifugiarmi nel blues, da cui deriva tutta la musica moderna. Stesso discorso per i talent. Spesso i ragazzi sono bruciati da una sola esibizione e poi, una volta usciti, non vengono accompagnati a dovere, mentre un tempo, le case discografiche, avevano tempo e voglia di aspettare i musicisti, con dirigenti come Mara Maionchi».


Cosa si aspetta dal concerto del Colosseo?

«Mi aspetto che la gente venga colta di sorpresa, anche e soprattutto da chi mi segue e dice di conoscermi da anni».

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