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Profondo Giallo - A bordo c'erano 5 passeggeri

Mistero nell’Oceano: trovati i resti del sottomarino proprio accanto al Titanic

Gli esperti: a questo punto ci vorrebbe un miracolo, ma le ricerche continuano. L'accusa dei famigliari di una delle vittime: "L'allarme partito troppo tardi"

Il sottomarino

Il Titan

Si è conclusa verosimilmente in tragedia la traversata del sommergibile “Titan OceanGate”. Nella giornata di ieri i soccorritori hanno travato alcuni resti attributi al piccolo sottomarino ai piedi di quel che resta del Titanic. «OceanGate ha impiegato troppo tempo per lanciare l’allarme», ha denunciato, appresa la notizia, la famiglia del miliardario britannico Hamish Harding, uno dei passeggeri a bordo del sommergibile. Il ritardo di otto ore da parte della società prima di lanciare l’allarme per la sua scomparsa è stato «troppo lungo», afferma Kathleen Cosnett, cugina di Harding. Il sommergibile ha perso il contatto con la nave di superficie “Polar Prince” intorno alle 9.45 ora locale di domenica, ma la Guardia Costiera degli Stati Uniti non è stata informata solo alle 17.40. La stessa Guardia Costiera degli Stati Uniti ha annunciato che sta continuando le operazioni di salvataggio: «Anche in casi particolarmente complessi, la volontà di vivere delle persone deve essere presa in considerazione. E così continuiamo a cercare e continuiamo i nostri sforzi di salvataggio». E dire che ieri la giornata si era aperta con una conferenza stampa che si è tenuta a Boston, il capitano della Guardia Costiera Jamie Frederick aveva dichiarato che la speranza è «l’unico motore che spinge ad andare avanti in un’operazione di ricerca e soccorso senza precedenti. Mancano ormai soltanto poche ore prima che l’ossigeno a bordo del Titan».


Scelta difficile
Le famiglie dei cinque passeggeri sono radunate su una delle cinque navi americane e canadesi, che la notte scorsa sono state affiancate da altre cinque, nella speranza di individuare il relitto del Titan e salvare i dispersi che avrebbero dovuto essere nei pressi della nave affondata. Il capitano Frederick ha affermato: «Dopo aver ponderato tutti i fattori, ci troviamo nella posizione di dover prendere una scelta difficile. Nel caso in cui dovessimo raggiungere quel punto, discuteremo prima di tutto con le famiglie coinvolte». La speranza di ritrovare i passeggeri e riportarli sani e salvi in superficie si, dopo il ritrovamento dei resti, affievolita di molto. Secondo le stime, l’ossigeno a bordo del sommergibile si sarebbe esaurito già a mezzogiorno (ora italiana).

La speranza
Al momento, non è possibile determinare se siano ancora vivi, ma pare del tutto inverosimile, né è noto se il sistema di riscaldamento a bordo funzioni ancora. Tuttavia, ci sono stati segnali che hanno alimentato la speranza: i sonar di un aereo canadese avevano rilevato dei suoni sia martedì che il giorno precedente. I media americani hanno riferito di possibili colpi contro lo scafo, citando un rapporto inviato al Dipartimento di Sicurezza Interna che parlava di rumori ogni 30 minuti. La Guardia Costiera non ha ancora confermato quest’ultimo dettaglio, ma risulta essere significativo: uno dei cinque dispersi, Paul-Henri Nargeolet, ex capitano della Marina francese, «sicuramente conosce il protocollo di emettere rumori ogni mezz’ora per tre minuti, al fine di farsi notare dai sonar». Secondo David Marquet, ex capitano della Marina Militare americana, esperto di sottomarini nucleari e autore di successo del libro “The Leader Ship”, c’è la possibilità che i suoni captati possano essere umani.

I rumori
Tuttavia, l’oceano è un luogo rumoroso, popolato da balene, navi in transito e persino aerei il cui rumore può propagarsi sotto la superficie. Gli esperti, tra cui britannici e francesi, avevano deciso di seguire questa pista di indagine. Marquet ha spiegato che gli aerei avevano sganciato delle boe acustiche nell’oceano, distanziate di un chilometro l’una dall’altra. Se più di una boa rileva il rumore, si può ottenere una localizzazione approssimativa, solitamente grande quanto un campo da calcio. Questa localizzazione viene poi trasmessa al sistema di controllo di un veicolo subacqueo telecomandato (Rov), che può raggiungere grandi profondità. Finora, i due Rov utilizzati dalla nave Deep Energy, capaci di operare fino a una profondità di 3.000-4.000 metri, non hanno trovato nulla. Marquet commenta: «I Rov sono dotati di telecamere e luci, ma nelle profondità marine la visibilità è scarsa. Si muovono nella zona, navigando tra le correnti e avanzando nel buio totale alla ricerca di un oggetto delle dimensioni di un piccolo autobus. Inoltre, devono destreggiarsi tra i frammenti del Titanic e le formazioni rocciose circostanti». Altri tre Rov sono attesi nel corso della notte, tra cui il “Victor 6000”, proveniente dalla nave francese Atalante. Quest’ultimo arriverà a pochissime ore dal momento stimato dell’esaurimento dell’ossigeno (e richiederà due ore per essere montato). Gli specialisti a bordo sono determinati a tentare ogni possibile soluzione. Ed è stato proprio il Rov a individuare i resti del sommergibile.

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