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L'ANNIVERSARIO
20 Ottobre 2023 - 20:32
Oltre 35mila famiglie e altrettanti ammalati «tenuti per mano» nel momento più difficile. Quando la vita sembra, a molti, perdere di significato per una diagnosi senza via di uscita. Laddove intervengono le cure palliative a cui Fondazione Faro ha dedicato un convegno, ieri mattina, ragionando con una prospettiva al futuro rispetto a quello che per la legge, ad oggi, si chiama “fine vita”.
«La vita è vita anche per chi si trova ad affrontarla avendo bisogno di cure palliative, anzi, deve essere migliore, magari anche un po’ più lunga» spiega il presidente della Fondazione Faro, Giuseppe Cravetto. «Il nostro impegno è questo da sempre e il convegno che abbiamo organizzato punta pronto a capire, insieme a medici e operatori sanitari, quali siano le prospettive tanto nel dare che nel ricevere. Mi ha colpito molto come dal medico al paziente ci siano mille stimoli che aiutano ad accompagnare, senza sofferenza, una fase complicata della vita. Dare aiuto, in questi casi, significa offrire la possibilità di condurre una vita normale, godere ancora un po’ di quello che si è sempre amato». E a dimostrarlo sono anche i numeri dei dipendenti e dei liberi professionisti che collaborano, insieme con gli operatori, alle attività di Faro: 153 in totale «incrementati in maniera impressionante negli ultimi anni» sottolineano dalla Fondazione che, ad oggi, può contare anche sull’aiuto di 217 volontari che fanno attività di equipe.
Alla celebrazione del quarantennale è intervenuto anche la presidente del Consiglio comunale di Torino, Maria Grazia Grippo. «Nella testa e nel cuore degli amministratori e delle amministratrici della città è radicata la consapevolezza del “peso specifico” che la Fondazione Faro ha assunto nella sanità pubblica. Che, da un lato è proiettata in avanti grazie alla qualità del lavoro del suo personale medico e paramedico, dall’altro è rallentata da un processo inarrestabile di cronicizzazione di inefficienze gestionali» ha sottolineato Grippo. «Sapersi radicare in un contesto così controverso è la migliore sintesi dei tanti traguardi che la Faro può vantare al compimento dei suoi primi quarant’anni». Non a caso, nel mese di giugno, proprio la Sala Rossa aveva riconosciuto all’unanimità la cittadinanza onoraria ad ad Oscar Bertetto, fondatore di Faro. «Per il suo impegno nella cura dei malati oncologici e non solo» ha ricordato Grippo. «Un riconoscimento corale e plurale, quale ringraziamento a tutte le donne e a tutti gli uomini che sono stati protagonisti di questi anni: medici, infermieri, psicologi, operatori socio assistenziali, assistenti sociali, fisioterapisti, oltre a decine di volontari che quotidianamente riversano le proprie energie per affrontare a viso aperto il “fine vita”».
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E in tarda mattinata è intervenuto il governatore Alberto Cirio, per consegnare una targa di riconoscimento al lavoro svolto da Faro. «Sono venuto per ringraziare per questi quarant’anni di impegno per la lungimiranza di chi ha visto prima di altri quello che sarebbe diventato un problema sociale reale e chi si è reso conto che rispetto alle tradizionali malattie oncologiche si sarebbero aggiunte negli anni altre patologie che rendono necessarie cure palliative e terapie del dolore - ha evidenziato Cirio -. Voglio quindi ringraziare l’associazione e i volontari per il prezioso lavoro che a sostegno dei pazienti e delle famiglie: qui non si vede la crisi di vocazioni che vediamo in altri settori del volontariato ed è molto importante perché c’è molto bisogno di voi».
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