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Guerra in Medio Oriente, c'è l'accordo: "Cessate il fuoco immediatamente"

Trump: "E' merito mio". Il conflitto è durato 467 giorni

Guerra in Medio Oriente, c'è l'accordo: "cessate il fuoco immediatamente"

"E' finita." Due parole che, con il loro peso, segnano l’inizio di un nuovo capitolo, ma anche il termine di un incubo che è durato 467 giorni. Gli ostaggi presi da Hamas e portati a Gaza il 7 ottobre 2023 potranno finalmente rivedere la luce, grazie a un sofferto accordo tra Israele e Hamas, che è riuscito a concretizzarsi dopo giorni di caos, trattative, voci contrastanti e una tensione che ha tenuto il mondo con il fiato sospeso. L’ansia corrosiva che ha segnato ogni ora per le famiglie degli ostaggi, molte delle quali sono ancora all’oscuro della sorte dei loro cari, si stempera finalmente, anche se le incertezze restano.

Alle 18, ora italiana, è arrivato l’annuncio tanto atteso, ma che ha scatenato un susseguirsi di emozioni contrastanti: "C'è l'accordo." Parole pronunciate dal presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, che hanno rappresentato il punto di arrivo di una trattativa intensa e tormentata.

Il tycoon ha poi precisato: "Questo epico accordo di cessate il fuoco avrebbe potuto realizzarsi solo in seguito alla nostra storica vittoria di novembre, poiché ha segnalato al mondo intero che la mia amministrazione avrebbe cercato la pace e negoziato accordi per garantire la sicurezza di tutti gli americani e dei nostri alleati. Abbiamo ottenuto così tanto senza nemmeno essere alla Casa Bianca. Immaginate tutte le cose bellissime che accadranno quando tornerò alla Casa Bianca e la mia amministrazione sarà pienamente confermata, così da poter garantire altre vittorie per gli Usa", ha aggiunto.

Il cessate il fuoco a Gaza, a lungo auspicato, entra in vigore, e gli ostaggi, quelli ancora vivi, potranno tornare a casa. I morti, invece, saranno seppelliti nella loro terra. Nonostante le vittorie diplomatiche, tuttavia, restano da definire alcuni dettagli, specialmente nella seconda fase del piano, ma il grosso del lavoro è stato fatto. La diplomazia internazionale, con Stati Uniti, Qatar ed Egitto in prima linea, ha spinto con forza, mentre le pressioni su Hamas sono state particolarmente intense, soprattutto da parte degli Stati Uniti.

Un cessate il fuoco che è stato immediatamente confermato dalla Casa Bianca, ma il primo ministro del Qatar, Mohammed Al Thani, ha annunciato che la tregua inizierà ufficialmente domenica, con il rilascio dei primi ostaggi. Le "Wings of freedom", le "Ali della libertà", è il nome scelto dall’IDF (Forze di Difesa Israeliane) per l’organizzazione militare che si occuperà del loro ritorno. Le prime 33 persone che saranno rilasciate nella fase iniziale devono essere tutte vive, senza alcuna salma. Tra loro, i primi a tornare saranno donne e bambini: Shiri e i suoi due figli, Kfir e Ariel, i cui volti dai capelli rossi sono diventati simbolo della speranza per milioni di famiglie. L’incertezza su chi tornerà in vita e chi no è straziante. La loro sorte, finalmente, sarà svelata.

In questo clima di angoscia, il Forum delle famiglie degli ostaggi ha chiesto ai media di rispettare il momento di grande tensione e sensibilità, chiedendo di dare spazio ai parenti in attesa, che vivranno ore di emozioni profonde e contrastanti. Joe Biden, pur essendo stato superato dall’annuncio di Trump, ha comunque reso pubblica la sua posizione, confermando che, grazie alla diplomazia degli Stati Uniti, di Egitto e Qatar, Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo che non solo fermerà i combattimenti, ma consentirà anche l’arrivo di aiuti umanitari vitali per i palestinesi - si parla di 600 camion al giorno - e soprattutto porterà a casa gli ostaggi dopo oltre 15 mesi di prigionia.

Nel frattempo, Antonio Tajani, Ministro degli Esteri italiano, ha definito l’accordo un passo importante per la pace, un segnale che la diplomazia può ancora funzionare, pur con tutte le difficoltà del caso. L’accordo di Gaza si inserisce in un contesto più ampio di cambiamenti nel Medio Oriente, con riferimenti al cessate il fuoco in Libano e ai segnali positivi provenienti dalla Siria. “Bisogna consolidare questa tregua,” ha dichiarato, mettendo l’accento sul bisogno di avanzare nelle successive fasi del piano. Anche l’Unione Europea ha accolto con favore l’accordo. Dubravka Šuica, commissaria Ue per il Mediterraneo, ha definito l’intesa “un sollievo tanto necessario” per chi è stato colpito da questo conflitto devastante, sottolineando l’impegno dell’Ue a sostenere ogni sforzo per una pace duratura nella regione.

Da Gaza sono arrivate immagini di una popolazione in festa, seguita da video di uomini armati di Hamas che, a volto coperto, celebrano il cessate il fuoco sfilando per le strade, sparando colpi in aria e festeggiando come non si vedeva da anni. A Tel Aviv, tuttavia, l’emozione è più trattenuta. Il conflitto ha lasciato ferite profonde, e la pace, seppur agognata, resta una realtà difficile da accogliere senza riserve. Infine, un aspetto non trascurabile della trattativa è il ruolo fondamentale giocato dalla diplomazia americana, che ha spinto Israele e Hamas a raggiungere l’accordo in extremis. La pressione esercitata dalla Casa Bianca, ma anche le minacce di un’escalation incontrollabile, hanno avuto un peso decisivo. Adesso, il futuro della regione dipenderà dalla capacità di tutti i protagonisti di consolidare questa tregua e, possibilmente, di avviare una vera e propria ripresa politica. L'accordo rappresenta la speranza che, in Medio Oriente, anche le cicatrici più profonde possano iniziare a guarire.

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