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Scienza
14 Marzo 2025 - 18:45
Il comportamento imitativo è un fenomeno universale che gioca un ruolo fondamentale nelle interazioni sociali. Una delle manifestazioni più comuni di questo tipo di comportamento è lo sbadiglio: quando vediamo qualcuno sbadigliare, è difficile non sentirne l’impulso e rispondere in modo simile. Recentemente, un team di ricercatori dell'Università di Bologna ha indagato i meccanismi neurali alla base di tali reazioni automatiche, offrendo nuove intuizioni su come il nostro cervello gestisce l'imitazione.
L'imitazione automatica è un comportamento che coinvolge principalmente il sistema motorio, una rete di aree cerebrali responsabili del controllo dei movimenti del corpo. Quando vediamo qualcun altro compiere un’azione, il nostro cervello attiva circuiti simili a quelli usati per eseguire quell'azione. Questo processo è in gran parte inconsapevole e si verifica senza che ce ne rendiamo conto, contribuendo a rafforzare le connessioni sociali e a facilitare la comunicazione non verbale. Un esempio perfetto di imitazione automatica è lo sbadiglio: osservando qualcuno sbadigliare, il nostro cervello tende a riprodurre la stessa azione.
In uno studio condotto con 80 partecipanti, i ricercatori hanno manipolato la comunicazione tra diverse aree del cervello usando una tecnica chiamata "stimolazione appaiata associativa cortico-corticale" (ccPAS). Questa stimolazione non invasiva permette di rinforzare o indebolire temporaneamente la connettività tra le aree cerebrali coinvolte nel controllo motorio. I partecipanti sono stati sottoposti a compiti che misuravano l'imitazione volontaria e automatica di azioni, prima e dopo il trattamento con ccPAS.
I risultati hanno evidenziato che il comportamento imitativo è regolato da diverse aree del cervello, ciascuna con un ruolo specifico. Per esempio, stimolare l’area premotoria ventrale (Pmv), una zona coinvolta nel controllo dei movimenti, ha aumentato la tendenza a imitare automaticamente le azioni altrui, come nel caso dello sbadiglio. Invece, quando la connettività tra altre aree motorie veniva ridotta, la tendenza a imitare diminuiva.
Un altro punto interessante è il ruolo della corteccia supplementare motoria (Sma), una zona cerebrale che sembra fungere da "controllo" dell'imitazione. Se la comunicazione tra la Sma e altre aree motorie veniva rafforzata, i partecipanti erano più capaci di inibire l'imitazione, in particolare quando l'azione imitata non era adeguata al contesto.
In sintesi, lo studio ha mostrato che l'imitazione automatica è regolata da circuiti neurali complessi che non solo favoriscono la riproduzione immediata dei comportamenti altrui, ma possono anche essere modulati per impedire l'imitazione quando necessario. Questo è particolarmente rilevante in contesti in cui l'imitazione potrebbe interferire con un'azione più complessa o specifica, come nel caso degli sport, dove un portiere deve evitare di imitare i movimenti dell’attaccante per riuscire a parare un rigore.
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