Un incendio in una sottostazione elettrica nei pressi dell’aeroporto ha paralizzato Londra Heathrow, il principale snodo del traffico aereo europeo e secondo al mondo per voli internazionali. Lo scalo, che nel 2024 ha visto transitare oltre 83,8 milioni di passeggeri, è stato chiuso dalle prime ore del 21 marzo e non riaprirà prima della mezzanotte. Ma le conseguenze di questa sospensione si faranno sentire ben oltre.
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Secondo i dati diffusi da Cirium, per il solo venerdì 22 marzo erano programmati 1.334 voli e 291 mila posti, equivalenti a un decimo dell’intero traffico aereo europeo. Di questi, circa 10 mila posti erano legati all’Italia, tutti operati da British Airways, la compagnia più colpita, responsabile da sola del 46,7% dell’offerta giornaliera di Heathrow. Con un tasso medio di riempimento, si stima che oltre 256 mila viaggiatori siano stati costretti a rinunciare alla partenza o abbiano subito dirottamenti.
Il blocco è arrivato nel giorno peggiore possibile: un venerdì, tradizionalmente il più affollato della settimana per gli scali, e soprattutto alla vigilia del picco stagionale del trasporto aereo, che da fine marzo segna l’inizio della stagione estiva dell’aviazione civile. Le prime ore del mattino – quelle in cui convergono centinaia di voli intercontinentali – sono state le più critiche. Almeno 36 aerei sono stati costretti a tornare indietro o ad atterrare in altri scali, come nel caso del volo AA20 di American Airlines da Dallas, dirottato a Bangor, nel Maine, vicino al confine canadese.
La situazione è complicata dalla quasi totale assenza di alternative nel Regno Unito. Il Notam, il bollettino aeronautico ufficiale, è chiaro: “La possibilità di dirottare negli altri aeroporti del Regno Unito è nulla”. Gli operatori sono quindi invitati a pianificare atterraggi in scali stranieri, ma anche lì lo spazio scarseggia, soprattutto per gli aerei di grandi dimensioni come A330, A350, A380, Boeing 777 e 787. Le opzioni indicate da Eurocontrol includono Bruxelles, Colonia, Düsseldorf, Amsterdam e Parigi Charles de Gaulle.
Un’ulteriore criticità riguarda gli arrivi extra-Schengen, che richiedono controlli doganali e personale di frontiera. Le zone dedicate sono limitate, e la pressione rischia di mandare in tilt anche gli aeroporti “di soccorso”. Non sorprende quindi che gli addetti ai lavori parlino di ripercussioni a catena: anche se Heathrow riaprirà nei tempi previsti, la normalità potrebbe non tornare prima della fine del mese.