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IL FATTO
03 Maggio 2025 - 15:06
Alemanno dal carcere scrive al ministro Nordio: “Certezza della pena, ma con finalità educativa”
Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e oggi detenuto nel carcere di Rebibbia, torna a far parlare di sé con una lettera indirizzata al ministro della Giustizia Carlo Nordio, firmata insieme a Fabio Falbo, detenuto noto all’interno dell’istituto penitenziario per il suo ruolo di “scrivano” e per la partecipazione attiva ai laboratori filosofici del carcere. Alemanno è tornato in carcere lo scorso gennaio per aver violato gli obblighi previsti dai servizi sociali, dopo la condanna definitiva a 1 anno e 10 mesi per traffico di influenze. Oggi, attraverso questa missiva, solleva alcune delle questioni più critiche del sistema penitenziario.
Tra i temi al centro della lettera, l’abuso della carcerazione preventiva e il problema delle ingiuste detenzioni, per le quali – si legge – “sono state presentate 1.180 domande di risarcimento per un totale di circa 27,4 milioni di euro pagati dallo Stato”. I due firmatari criticano inoltre l’inapplicazione delle sentenze della Corte costituzionale da parte dei tribunali di sorveglianza, in particolare per quanto riguarda la detenzione degli ultra settantenni. “A Rebibbia – scrivono – sono diversi gli ultra ottantenni, anche non recidivi, che continuano a vedersi rigettare le richieste di misure alternative”.
Non manca il riferimento all’inadeguatezza dell’assistenza sanitaria in carcere: molte diagnosi, sostengono, non sono seguite da un vero piano terapeutico. “Non si deve morire in carcere perché non ci sono cure adeguate. Perbacco, questo è inammissibile: ci battiamo perché non accada in Africa e l’Africa ce l’abbiamo nelle nostre carceri?”. Il tema più ampio resta quello del sovraffollamento carcerario, oggetto della storica sentenza Torregiani della Corte europea, che fissava al 2012 il termine per risolvere l’emergenza. Termine ampiamente superato, senza che il problema sia stato risolto. Alemanno e Falbo indicano come possibile via di uscita la proposta di riforma presentata dall’onorevole Roberto Giachetti di Italia Viva. “La popolazione detenuta – concludono – è parte della società, e rappresenta una sua componente vulnerabile, come ci ha più volte ricordato Papa Francesco. Riconoscere l’insostenibilità delle attuali condizioni carcerarie non significa essere permissivi, ma coniugare certezza della pena e finalità educativa”.
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