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tecnologia e sostenibilità
26 Giugno 2025 - 12:45
C’è un nuovo progetto italiano che punta a rivoluzionare il destino delle schede elettroniche una volta danneggiate o considerate da buttare. Si chiama ReLife4PCBA e ha un obiettivo tanto semplice quanto ambizioso: dare nuova vita ai circuiti stampati, ridurre gli sprechi e farlo grazie a tecnologie digitali e processi industriali intelligenti.
L’iniziativa è guidata dal gruppo bergamasco FAE Technology, insieme a tre aziende partner – Daze, Socaf ed Ecomet Refining – e nasce con il sostegno dell’Unione Europea, che ha deciso di finanziarla con oltre un milione di euro nell’ambito del programma LIFE, dedicato alla sostenibilità e all’economia circolare.
Ogni anno produciamo tonnellate di rifiuti elettronici, spesso difficili da smaltire e pieni di materiali preziosi. ReLife4PCBA propone un approccio diverso, che parte da una domanda semplice: e se provassimo a riparare, invece che sostituire?
L’idea è quella di creare una piattaforma digitale capace di tracciare ogni scheda elettronica in tempo reale, lungo tutto il suo ciclo di vita: dall’installazione iniziale, fino alla manutenzione o, se necessario, al recupero dei materiali interni. Quando non è possibile riparare, infatti, il progetto prevede un processo “smart” di smaltimento per recuperare metalli rari e strategici come oro, rame e argento.
Il cuore del progetto è nell’integrazione tra software avanzati e nuovi strumenti di produzione e riparazione. FAE Technology investirà circa 400mila euro per potenziare il proprio reparto di rigenerazione: verranno installate postazioni manuali per il “rework”, macchinari per test e collaudi, e strumenti per garantire qualità e affidabilità anche dopo la rigenerazione. Tutto ciò sarà connesso a un sistema centralizzato che permetterà di monitorare anche l’impatto ambientale di ogni operazione, fornendo dati utili per la sostenibilità.
Con un valore totale di 1,9 milioni di euro e un piano di attività triennale, ReLife4PCBA è il primo progetto italiano del suo genere e punta a diventare un modello replicabile anche in altri settori. Oltre a ridurre la produzione di rifiuti, infatti, potrà rendere più autonoma la filiera elettronica italiana, oggi ancora troppo dipendente da fornitori esteri per materiali fondamentali.
Ma è anche, e soprattutto, un progetto che ripensa la tecnologia in chiave umana: più duratura, più attenta all’ambiente e più efficiente. Perché a volte l’innovazione vera sta proprio nel non sprecare ciò che abbiamo già.
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