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Leva obbligatoria: lo Stato chiama, i giovani dicono no

Dopo l’approvazione del fondo speciale per la difesa, la politica tedesca rilancia il dibattito sulla coscrizione obbligatoria

Leva obbligatoria: lo Stato chiama, i giovani dicono no

In un’Europa scossa dalla guerra in Ucraina e da un panorama geopolitico sempre più instabile, anche la Germania torna a interrogarsi su un tema che sembrava consegnato alla storia: il servizio militare obbligatorio. A Berlino, nel cuore della politica federale, gli appelli per una reintroduzione della leva si fanno via via più insistenti. Ma è davvero questa la risposta giusta alla crisi della Bundeswehr?

La questione si è riaccesa dopo l’approvazione, nel 2024, del fondo speciale per la difesa, finanziato a debito, che punta a rafforzare le capacità militari del Paese. L’obiettivo dichiarato: arrivare a 203.000 soldati entro il 2031. Una sfida che, secondo molti, non può essere vinta solo con il reclutamento volontario.
Il servizio militare obbligatorio, introdotto nel 1956 e sancito dall’articolo 12a della Legge fondamentale tedesca, è stato sospeso nel 2011, ma mai formalmente abolito. Reintrodurlo, spiega il politologo Frank Sauer dell’Università della Bundeswehr di Monaco, è teoricamente possibile. Ma dal punto di vista pratico, si scontra con una realtà dura: “Non ci sono più le strutture logistiche, le caserme, né il personale necessario ad addestrare le reclute. L’infrastruttura della leva non esiste più”.

E anche se il Parlamento dovesse trovare una maggioranza favorevole alla reintroduzione, resterebbe il problema centrale: perché farlo? Qual è lo scopo attuale di un servizio obbligatorio?
C'è anche da considerare che la Bundeswehr fatica a reclutare e trattenere soldati professionisti: la mancanza di personale istruttore rende difficile persino mantenere l’efficienza dell’attuale esercito. Introdurre nuove leve senza un adeguato sistema di formazione rischia di indebolire ulteriormente la componente professionale.

Nel frattempo, la società tedesca sembra divisa. Secondo un sondaggio Forsa, solo il 17% dei tedeschi sarebbe disposto a combattere per difendere il Paese in caso di attacco. Una cifra che impallidisce rispetto al 51% dei giovani francesi pronti a imbracciare le armi per la loro nazione. Paradossalmente, però, il sostegno formale alla reintroduzione della leva è più ampio: il 58% della popolazione la approverebbe, ma tra i giovani under 30 la percentuale di contrari sale al 61%. La domanda di fondo, secondo Sauer, è quella sui fini: “Vogliamo una Bundeswehr più grande? Più disciplinata? Più integrata nella società? O vogliamo rafforzare la protezione civile e i servizi di emergenza?”.

Il rischio, osservano molti esperti, è che il servizio militare venga caricato di aspettative troppo diverse e difficili da conciliare: deterrenza, coesione sociale, educazione giovanile, supporto alla protezione civile. Ma nessuno di questi obiettivi è realistico senza una riforma strutturale e una visione condivisa. Sul fronte politico, la discussione è aperta ma frammentata. CDU/CSU spinge per una leva “credibile” in funzione deterrente, mentre la SPD preferisce rafforzare il servizio volontario e migliorare i meccanismi di reclutamento.

Il premier bavarese Markus Söder insiste sull’aspetto strategico: “Vogliamo una Bundeswehr così forte che nessuno osi attaccarci”. Ma anche lui ammette che il servizio militare non potrà rafforzare l’esercito da un giorno all’altro.
Nessuno, al momento, parla apertamente di ripristinare la leva così com’era: solo per uomini, solo militare, con durata fissa. Tra le proposte più plausibili vi è un servizio obbligatorio universale e modulare, che includa anche le donne e permetta di scegliere tra ambiti diversi: militare, civile, sanitario, ambientale. Ma tutto questo richiede tempo, denaro e – soprattutto – una volontà politica che, per ora, appare fragile.

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