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27 Giugno 2025 - 11:00
Ultima conferenza Trump-Musk
C’era una volta l’uomo delle soluzioni. Oggi non c’è più.
Omead Afshar, tra i più fidati e potenti manager di Elon Musk, è stato licenziato in piena corsa, poco prima della chiusura del trimestre più nero per Tesla in tempi recenti. Responsabile delle operazioni in Nord America ed Europa – i due mercati su cui il marchio aveva puntato per mantenere il suo status iconico – Afshar paga, a quanto pare, il prezzo di un impero in affanno.
Una caduta che fa rumore. Entrato in Tesla nel 2017 come ingegnere, promosso a vicepresidente solo pochi mesi fa, Afshar era l’uomo dei dossier caldi, delle emergenze trasformate in sfide vinte. Almeno finché la realtà non ha bussato alla porta con dati impietosi: vendite giù in Europa per il quinto mese consecutivo, cali anche negli Stati Uniti e un brusco -15% in Cina a maggio. Secondo gli analisti, il secondo trimestre 2025 si chiuderà con un -10% nelle consegne globali: numeri che Tesla non può più permettersi di ignorare.
Il momento, per Musk, è più delicato che mai. E la decisione di silurare Afshar – dopo l’addio di Milan Kovac, leader del progetto Optimus – è la cartina tornasole di una tensione interna che ormai non si nasconde più.
Mentre la concorrenza cinese corre veloce, Tesla si rifugia nei suoi sogni hi-tech: robot umanoidi, intelligenze artificiali e soprattutto robotaxi, la nuova ossessione di Musk. Il primo test è partito ad Austin il 22 giugno, con una manciata di Model Y a guida autonoma, tecnici al posto di guida e un’area ristretta sotto stretta sorveglianza. Risultato? Nessun incidente, ma già diverse segnalazioni di comportamenti anomali. La National Highway Traffic Safety Administration ha aperto un dossier. Waymo, intanto, osserva – da molto più avanti.
Sul marchio pesa come un macigno anche il legame, ormai pubblico e dichiarato, tra Musk e Donald Trump. Vicinanza politica, finanziamenti cospicui, ruoli chiave nell’iniziativa federale “Doge” per il taglio del personale. Risultato: una parte dell’opinione pubblica, soprattutto nei mercati occidentali, inizia a voltare le spalle al marchio. Il Cybertruck, intanto, arrancqa. Promosso come rivoluzione, oggi è più che altro un promemoria costante di obiettivi mancati.
Chi era Afshar
Nella sede di Tesla ad Austin, dove si era trasferito dopo l’ultima riorganizzazione, Omead Afshar era considerato il braccio operativo di Musk. Visionario, pragmatico, instancabile. Il 23 giugno scriveva su X, entusiasta, a proposito del debutto dei robotaxi: “Una giornata storica per Tesla. Anni di lavoro, grazie Elon!”. Pochi giorni dopo, era fuori.
Il titolo Tesla, per ora, regge: 325,78 dollari, stabile. Ma da inizio anno ha perso il 19%. E non è solo questione di numeri. È questione di visione, di credibilità, di strategia. Musk vuole che il futuro sia robotico, ma oggi è ancora profondamente elettrico. E in un mercato dove la velocità è tutto, il rischio è che Tesla stia perdendo non solo dirigenti, ma soprattutto slancio.
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