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IL CASO

Nuova classificazione dei Comuni montani: è scontro in Regione tra PD e Giunta Cirio

Consiglieri Avetta e Canalis denunciano l’esclusione di decine di centri, da Castellamonte a Cumiana

Nuova classificazione dei Comuni montani: è scontro in Regione tra PD e Giunta Cirio

La recente attuazione della Legge 131 del 12 settembre 2025, nota come "Legge Calderoli", sta sollevando un acceso dibattito politico in Piemonte, con particolare riferimento ai criteri di classificazione dei Comuni montani definiti dal relativo DPCM. Al centro della polemica si pongono i consiglieri regionali del Partito Democratico, Alberto Avetta e Monica Canalis, i quali denunciano quello che definiscono un "grave danno" per l'assetto territoriale e socio-economico delle aree montane della regione.

Secondo quanto dichiarato dagli esponenti dem, il nuovo quadro normativo avrebbe operato un’esclusione sistematica di numerosi enti locali dalla categoria di "Comune montano", precludendo loro l’accesso ai canali di finanziamento e alle risorse specificamente destinate al contrasto dello spopolamento delle "terre alte". Sebbene le province di Verbania, Cuneo e Asti risultino tra le più colpite, la criticità emerge con forza anche nel Torinese. Tra i centri esclusi dalla nuova classificazione figurano, a titolo esemplificativo, realtà quali Castellamonte, Pertusio, Valperga, Rivara, Levone, Fiano, Cumiana, Sangano, Frossasco e San Secondo di Pinerolo.

Oltre al profilo economico, Avetta e Canalis sottolineano l'insorgere di una marcata incertezza giuridica che rischia di destabilizzare la composizione e il funzionamento delle Unioni montane, pilastri fondamentali per la gestione associata dei servizi nei territori marginali. La tesi sostenuta dai consiglieri è che la manovra risponda a logiche di "spending review" e "austerity" proprie del Governo centrale, penalizzando i contesti periferici e più svantaggiati a discapito della valorizzazione delle peculiarità locali.

In questo scenario, l’opposizione rivolge un sollecito diretto al Presidente della Regione, Alberto Cirio, chiedendo un intervento risoluto. "La Giunta regionale deve assumere una posizione netta a tutela delle nostre terre alte", concludono i consiglieri, esigendo che l'amministrazione regionale si faccia portavoce delle istanze dei territori esclusi per evitare che la riforma si traduca in una mortificazione delle realtà montane piemontesi.

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