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L'INCHIESTA
08 Agosto 2023 - 07:00
Dopo un primo caso di Dengue, riscontrato tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, si sono contati altri quattro contagi gravi da “febbre del Nilo” in poco meno di un mese in Piemonte. Tre quelli accertati a Torino e in particolare a Moncalieri, dove, almeno due donne hanno manifestato sintomi neurologici e malesseri, oltre a febbre e “rush” cutaneo, dopo essere state punte da una zanzara che «colpisce di notte». La Culex. Stesso destino che è toccato anche a un donatore di sangue e a un anziano di Novara che, nonostante non avesse viaggiato all’estero, si è presentato nei giorni scorsi in ospedale con i sintomi del contagio di uno dei più spaventosi virus esotici: Usutu. Una variante del West Nile, che aveva fatto il proprio debutto in Piemonte esattamente un anno fa e, ormai non chiede più nemmeno una trasvolata o un viaggio in nave fino in Africa per contagiare l’uomo e farlo ammalare in pochi giorni. Tra quattro e quindici dalla puntura, secondo i manuali di medicina, con sintomi che possono andare dalla febbre al torcicollo ma anche degenerare in infiammazioni gravi come encefalite o meningite. E portare alla morte anche in pazienti non più di tanto vulnerabili. Come la 75enne deceduta, proprio a Novara, nelle settimane passate. Numeri che restano bassi, ma preoccupano per la vicinanza di luoghi e tempi a fronte di un riscontro che, a livello nazionale, nell’ultimo bollettino dell’Istituto superiore di sanità si ferma a 25 casi.
Raddoppiati dal 2018
Numeri eccezionali erano stati registrati nel 2022. Solo lo scorso anno in Piemonte il West Nile, infatti, aveva fatto almeno otto morti a fronte di dieci pazienti ricoverati e deceduti ancora con il virus in corpo su una sessantina di contagi complessivi. Un “picco” che trova ragione anche nella ripresa della circolazione di esseri umani e merci dopo la pandemia di Covid. E, come si è visto esattamente dodici mesi fa, ha fatto il proprio esordio sul vetrino di un microscopio dei nostri ospedali anche Usutu. Un virus della famiglia West Nile arrivato dall’Africa, che provoca, anch’esso, febbre e “rash” cutaneo. Sintomi che non vanno confusi con quelli della Dengue, altra malattia “globalizzata” ormai anche in occidente tra le più comuni infezioni da animali. Le cosiddette “arbovirosi” che hanno portato a registrare 70 contagi con conseguenze anche gravi nel 2022. Un numero più che raddoppiato rispetto a sei anni fa, nonostante un “picco” considerato anomalo nel 2018 con 77 contagiati.
L’incubo Dengue
La causa del contagio nel caso del paziente a cui è stata diagnosticata la Dengue all’Amedeo di Savoia, lo scorso giugno, risiede in un viaggio in Sudamerica. Non è un caso, infatti, che il Comune di Moncalieri a scopo precauzionale, abbia avviato una campagna straordinaria di trattamenti di disinfestazione in Borgo Aje e Borgo Vittoria, facendo intervenire gli specialisti dell’Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente. Con Dengue, infatti, non c’è da scherzare. La malattia si manifesta con febbre, accompagnata da mal di testa acuti, malesseri e dolori muscolari anche forti alle articolazioni, agli occhi, cominciando con segnali quali nausea e vomito, irritazioni della pelle dopo l’insorgenza della febbre. E nei bambini, spesso, sarebbe asintomatica. L’Istituto Superiore di Sanità specifica come la Dengue sia di origine virale, causata da quattro virus molto simili tra loro e trasmessa agli esseri umani dalle punture di zanzare che, a loro volta, sono entrate in contatto con una persona infetta. Per quanto l’uomo resti il principale ospite del virus, il contagio tra esseri umani non è possibile, sebbene circoli nel sangue della persona infetta fino ad una settimana. Solo la zanzara, in quel periodo, può prelevarlo e trasmetterlo ad altri.
Nessun vaccino
Per contrastare malattie come la “febbre del Nilo” e altre patologie importate dall’estero, simili a questa, non esistono ad oggi vaccini o profilassi particolari. Sia per West Nile che per Usutu, non esiste alternativa alla prevenzione. Ovvero, correre meno rischi possibili di venir punti da una zanzara ed evitare che queste possano riprodursi facilmente, evitando di lasciare acqua stagnante nei sottovasi o nei contenitori in balcone e alle finestre, fino all’utilizzo di repellenti o insetticidi.
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