Cerca

ECCO COM'È NATA LA TRADIZIONE

La leggenda delle palle fortunate del toro di piazza San Carlo

Viavai di torinesi e turisti davanti al Caffè Torino: "Calpestiamo i testicoli per chiedere salute, felicità e denaro"

Calpestare le palle del toro di piazza San Carlo è una tradizione che compare sulle guide turistiche di tutto il mondo ed è da tempo un rituale consolidato per tutti i torinesi. Alzi la mano, o il piede, chi non è mai passato davanti al Caffè Torino di piazza San Carlo e non ha mai strofinato la pianta o il tallone sugli zebedei del toro che campeggia sul parciapiede davanti all’ingresso dello storico locale. Ma perchè frotte di persone fanno questo gesto scaramantico da ormai 93 anni, da quel 1930, anno in cui qualcuno pose questo bassorilievo sotto i portici del salotto di Torino?

Intanto, osservando questi comportamenti superstiziosi possiamo studiarne le caratteristiche socio-antropologiche: vedi i bambini che, imitando i genitori, sfregano i loro piedini sulle palle dell'effigie del povero mammifero, tra urletti compiaciuti di questa loro prima trasgressione. Poi ci sono le signorine e le signore che, man mano che l'età avanza, passano dall’espressione compiaciuta tipica di una massaggiatrice erotica a una che sembra quasi lo sfogo d’odio riservato al torello di ottone ma esercitato con una buona dose di aversione repressa nei confronti dell’accompagnatore. Poi ci sono loro, gli uomini: in tanti non disdegnano sbattere il piede nell'incavo dei testicoli e si percepisce a colpo d’occhio una gestualità che indica contrarietà e solidarietà per il collega mammifero e cornuto. Da un mini-sondaggio però emerge che alcuni tifosi juventini abbiano deciso di non calpestare l’apparato genitale del bovide. Forse per scaramenzia?

Sia come sia, le palle del toro piacciono un po' a tutti e a tutte. E con la pioggia di questi giorni sotto i portici di piazza San Carlo è un viavai di torinesi e turisti che, passeggiando davanti al Caffè Torino, non rinunciano al rituale consolidato. C’è chi sfrega il piede per chiedere «salute», chi un «aumento di stipendio» e chi semplicente «felicità».

«Questo è il simbolo di Torino e bisogna girare sui testicoli per avere tanta fortuna e magari vincere al Lotto» spiega una guida a un gruppo di turisti polacchi. «Quando passo qui davanti le calpesto sempre per scaramanzia» dice un torinese. «Io lo faccio perché porta bene: chiedo tanta salute e felicità» aggiunge una turista toscana. L’ottone degli attributi si è ormai consumato «ma noi ce ne prendiamo sempre cura lucidandolo periodicamente» spiega Federico Alì, del Caffè Torino che augura: «Tanta fortuna a tutti».

Per quanto ormai sia diventato famosissimo e rappresenti il simbolo di Torino, il toro steso a terra era una prerogativa di Milano, una delle poche cose che hanno inventato prima di noi: nella città meneghina nel 1877 venne infatti inaugurata la Galleria Vittorio Emanuele e sui marmi del pavimento, oltre al giglio fiorentino, venne rappresentato il toro rampante, probabilmente in omaggio alla prima e alla seconda capitale d’Italia. I cugini "bauscia" inaugurarono il rito propiziatorio sui poveri attributi del digraziato torello. Ed è proprio da allora che nacque la convinzione che la pratica porti fortuna. Ma attenzione, l’architetto che realizzò il salotto milanese cadde, o si gettò, dalla cupola della Galleria proprio il giorno dell’inaugurazione. Non è che alla fine pestare i testicoli del toro possa portare anche sfortuna? 

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.