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Cosche e massoneria: ecco come agiva la 'Ndrangheta al Caat

Un'attività fatta di "pizzo" e truffe ai mercati generali di Grugliasco

Coppole tra la frutta e la verdura, e pure un ex Gran Maestro della Massoneria. Estorsioni, truffe, finanziamenti a fondo perduto, il tutto aggravato dal metodo mafioso. I tentacoli della ‘Ndrangheta arpionano anche il Caat, il Centro agroalimentare di Grugliasco. Per intenderci, i mercati generali, finiti al centro di una complessa indagine della Guardia di finanza che ha portato a cinque misure cautelari - tre arresti e due obblighi di dimora - disarticolando la presenza della criminalità organizzata calabrese nel centro di strada del Portone. Arresti eseguiti all’alba di questa mattina nei comuni di Torino, Moncalieri e Rivoli, e che rientrano nell’ambito dell’operazione “Timone”, coordinata dalla Dda della Procura di Torino (l’inchiesta è stata affidata ai pm Francesco Pelosi e Paolo Toso). Un’investigazione, curata dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Torino, che riprende il filone di altre due maxi-operazioni, “Carminius” e “Fenice” che nel 2019 portarono a decapitare una cellula di ‘Ndrangheta vibonese attiva in provincia di Torino.

Questi i destinatari delle misure cautelari: Francesco Napoli, esponente di spicco della ‘Ndrangheta e deceduto da tempo per Covid, Saverio Delli Paoli, ex maestro venerabile della Loggia Grande d’Italia, Giuseppina Parasporo, amministratrice de “Il Timone srl”, Domenico e Vincenzo Albanese, uomini vicini al boss Turi Arone. Per Delli Paoli l’accusa è concorso in truffa, in quanto avrebbe consentito al boss Francesco Napoli di incamerare aiuti economici da banche e dallo Stato attraverso i “decreti ristori” e il “decreto sostegni” erogati tra novembre 2020 e marzo 2021. Mentre attraverso l’aiuto degli Albanese, si sarebbe impossessato di uno stand all’interno del Caat di Grugliasco che era di proprietà di un imprenditore marocchino «senza versare nulla e con metodi tipicamente mafiosi», scrive il Gip. 

Ma come agiva la ‘Ndrangheta al Caat? Gli arrestati hanno operato con la collaborazione di professionisti e “colletti bianchi”, come Delli Paoli, comprando e intestando in modo fittizio due aziende ad altri. Tutto con la complicità di liberi professionisti, ricorrendo a un prestanome che faceva da “schermo” per nascondere il vero titolare delle imprese, che avrebbe agito per agevolare l’associazione ‘ndranghetista a cui era affiliato. L’ex Gran Maestro aveva molti contatti con personaggi vicini al mondo ‘ndranghetista ed era in grado di riconoscerne l’appartenenza. Grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali, la Finanza ha ricostruito tutte le estorsioni perpetrate nei confronti del titolare dello stand del Caat, attraverso cui gli indagati sono riusciti ad impossessarsi di altre attività commerciali. Così facendo hanno potuto eliminare un concorrente e rafforzare la loro posizione commerciale nel mercato, grazie all’aumento degli spazi controllati. «Le relative quote - spiegano dal comando delle Fiamme gialle - sono state trasferite fittiziamente a un cittadino extracomunitario, risultato nullatenente che però a fronte di un esiguo compenso si sarebbe addossato tutte le responsabilità civili e penali del fallimento». E tra le persone individuate dai Finanzieri figura anche quel Francesco Napoli, già condannato anni fa nell’ambito dell’operazione “Minotauro”. 

«Apprezziamo l’intervento delle forze dell’ordine. Criminalità al Caat? Preferisco non commentare, ci sono indagini in corso», il commento “abbottonato” del direttore generale del centro, Gianluca Cornelio Meglio. Che poi però aggiunge: «Abbiamo un nuovo consiglio d’amministrazione e tra le nostre strategie c’è sicuramente quella di intensificare i presidi al Caat». Mercati generali di cui il nostro giornale si era occupato giusto il mese scorso, a causa delle continue aggressioni culminate con coltellate e spray per rapinare un ortolano. «Ma si tratta di due fatti che non hanno alcun collegamento tra loro», si affretta a dire il direttore generale. Ancora più laconico il commento di Marco Lazzarino, presidente uscente dopo due mandati che nel corso della sua presidenza ha contribuito a rilanciare il mercato: «Lascio ogni approfondimento agli enti preposti. Da inizio novembre non presiedo più il Caat e pertanto non commento la vicenda», ha tagliato corto Lazzarino. Vicenda che però è più oscura che mai, e che testimonia l’ennesima infiltrazione della criminalità organizzata in Piemonte. Anche in mezzo a frutta e verdura.

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