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L'intervista
21 Dicembre 2023 - 20:35
Dopo giorni in cui è stato al centro dell’attenzione delle cronache, Riccardo Campa, il tatuatore che nel febbraio 2023 ha visto entrare la Guardia di Finanza nel suo studio per un accertamento fiscale, ha deciso di raccontare la sua versione dei fatti. Nato a Torino, classe 1986, cresciuto in Puglia, sballottato tra genitori separati e servizi sociali, il tatuatore parla di un’infanzia tutt’altro che serena. Una madre rigida, un padre assente ed una matrigna che si imponeva con metodi bruschi, atavici. “In frigo c’erano alimenti con le etichette che riportavano i nomi. Magari per suo figlio c’era il petto di pollo, per me il rognone. Lui i biscotti di marca, io quelli del discount” racconta Riccardo riferendosi al periodo dove è stato ospite -non particolarmente gradito- della matrigna. Una storia che somiglia molto a quella di Harry Potter, un’altra delle grandi passioni del tatuatore che ha scoperto in tenera età di aver due talenti particolari: il disegno e l’abilità nelle attività manuali. Gli fu imposto dalla famiglia di proseguire con gli studi tradizionali e tramite la Camera di Commercio prende il patentino di perito ed esperto del Tribunale di Torino. Lavora per un po’ come agente immobiliare, ma il suo lato artistico è preponderante.
Il primo tatuaggio lo realizza con la china e gli aghi di sua madre, sarta. Gira l’Europa per formarsi nel campo dei tatuaggi, specializzandosi in uno stile particolare: il realistico. Questo genere di tatuaggio prevede una lavorazione minuziosa, precisa. Luci ed ombre vanno a rendere un’immagine su pelle al pari di una fotografia, con la tridimensionalitá data però dal corpo umano al posto di una tela. Non ci mette molto a farsi notare nel suo ambiente: ad oggi risulta esser uno dei più apprezzati tra gli artisti del suo genere. Il primo studio a Torino lo apre in via Medici, e nel 2019 si alzano le serrande del “Richy Creative”, dove attualmente lavora. Nel suo studio di corso Trapani quasi tutto ciò che si trova all’interno è stato realizzato da lui: sembra di entrare sul set di uno dei film della saga di Harry Potter, dal paiolo magico al cappello parlante, dalle scope volanti alle bacchette dei maghi di Hogwarts. Ci sono anche diversi oggetti de “Il signore degli anelli”. Riccardo si definisce una personalità “nerd”. Nonostante il suo aspetto possa far pensare ad un belloccio che si incrocia in discoteca -muscoli e tatuaggi- racconta di condurre una vita molto tranquilla, fatta di lavoro, palestra e film sul divano. Niente movida, nel tempo libero preferisce far il volontario al canile. Con lui, sempre, il suo migliore amico, Sirius, un boxer di quattro anni adottato da circa due, un cane affettuoso e poco esuberante. Sul tema ‘Tatuaggi e tatuatori’ forse è un po’ chiusa e fredda, parlo di rapporti anche personali. Un po’ individualista se la si paragona ad altre città europee” comincia Campa.
Quando il discorso verte sulla vicenda raccontata sulle pagine di quotidiani, l’espressione dell’artista cambia. “Tutto questo per me è triste. Vedo i sacrifici che ho fatto per una vita, e li vedo diventare fumo. I miei sogni distrutti. Senza un perché senza una ragione” prosegue il tatuatore. “È un tornando ‘che ti spazza via la casa’ e sei inerme. Non puoi intervenire. È un anno che sono spettatore di uno show dove ‘ad ogni puntata tutto va peggio’, ora sono completamente fermo e mi rendo conto che non c’è peggior epilogo che potessi immaginare”. Dopo che la notizia ha fatto il giro ed è finita sulle bocche di tutti, Campa si è trovato a vedersi annullare gli appuntamenti presi dai clienti. Chi per sdegno, chi perché non vuole rischiare di esser coinvolto nell’indagine. Ma non è tutto. Nelle ultime settimane il cellulare dell’artista squilla continuamente, tra curiosi che chiedono spiegazioni ed insulti vari nelle caselle di posta e messaggistica. Whatsapp, Telegram, Messenger ed Instagram sono ‘intasati’ di messaggi dove le persone esprimono i loro pareri ed in questa ‘gogna mediatica’ sono in pochi a restare vicini ed offrire conforto. Tra questi, c’è il legale di Campa, l’avvocato Alfonso Aliperta: “Il criterio che è stato utilizzato per quantificare una cifra guadagnata negli ultimi anni da Campa è stato basato sulla sovrapposizione di calcoli ipotetici riferiti a post su Instagram, recensioni su Google, appuntamenti in agenda. Un criterio da noi contestato in quanto non è realista. Tra l’altro, nei cinque anni che sono stati calcolati, ovvero dal 2018 al 2023, v’è da tener conto che per parecchi mesi l’attività del mio assistito è stata ferma a causa delle restrizioni legate alla pandemia del Covid-19. In un caso come questo, il primo passo da fare è rivolgersi all’Agenzia delle Entrate, appena ricevuto l’avviso di accertamento. A loro si chiede un accertamento per adesione. Esponendo i criteri sopracitati e le perplessità ed i dubbi in merito.
L’Agenzia delle Entrate misura il giusto reddito con altri metodi, tra cui i riferimenti bancari. Questo è solitamente il criterio principe per potersi muovere. Gli accertamenti bancari infatti sono stati eseguiti e riconducono ad una fatturazione ben diversa, i risultati sono tranquillizzanti per Campa.” Dichiara il legale. “Non ho case di proprietà, conduco una vita modesta…Nessuna Rolls-Royce in garage, la mia Panda funziona benissimo.” Ironizza Campa. “Sono stato definito influencer: non ho mai guadagnato tramite sponsorizzazioni sui miei account social, non ho mai ricevuto in regalo prodotti ne mi vengono forniti in cambio di contenuti da pubblicare. A dirla tutta, non ho nemmeno un canale su YouTube e oggettivamente ho pure pochi followers rispetto a tanti colleghi che sono presenti sulle stesse piattaforme” (Il suo profilo su Instagram è seguito da 12000 persone, ndr). “Non mi sono mai sentito un influencer. Posto i miei disegni, pubblico i lavori che eseguo su pelle ma non sono la Ferragni.” Ed anche sui prezzi dei suoi tatuaggi, definiti da esperti del settore e non solo delle vere e proprie opere d’arte, Riccardo vuole dare delle precisazioni: “Non ho un tariffario. Molto dipende dal cliente e dalla sua pelle. Anche da quanto tempo intende rimanere in seduta, alcuni hanno una tolleranza al dolore minima altri una soglia alta. Non tatuo mai infatti più di una persona in una giornata perché so quando inizio, ma non quando termino. La progettazione di un lavoro è più lunga della sua stessa esecuzione: un tatuaggio è per sempre. Con il cliente è necessario vedersi anche più volte prima del giorno della seduta dove si accendono le macchinette e l’opera prende vita su pelle.”
Ed anche sulle cifre riportate riguardo un’evasione fiscale l’artista vuole precisare: “Sbagliare ho sbagliato. Perché qualcosa sicuramente mi è sfuggito. Colpa dell’inesperienza dei primi anni, delle distrazioni dovute al fatto di dover fare tutto da solo qui in studio, non ho mai avuto una segretaria o un assistente che curasse al dettaglio ogni aspetto. È giusto che paghi quel che c’è da pagare, ma vorrei una punizione commisurata all’errore: quando ho letto sulle pagine delle cronache 400mila€ son rimasto shoccato. Con Aliperta abbiamo portato diversi incartamenti nei luoghi idonei alla verifica e raccolto i dati che testimoniano una realtà ben diversa. Ho sbagliato, si. Ma questa cifra è fuori da ogni logica…”. A quasi un anno dalla visita della Guardia di Finanza, Riccardo parla della sua condizione emotiva e psicologica: “Oggi mi sento male. Questa situazione mi rende triste. Mi trovo a dover dare spiegazioni a chiunque io incontri. Da una parte sono felice di darle, di poter dire la mia. È importante si conosca la verità. Tuttavia è molto dura. Ringrazio coloro che mi sostengono e mi stanno vicino in questo delicato momento del mio percorso.” Conclude il tatuatore.
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