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IL CASO

Il bidello accusato di molestie, la protesta degli allievi: cosa succede al Convitto Umberto I

La testimonianza: «Metteva le mani in tasca ai ragazzi». La preside si appella alla legge

La mattina, un’intera classe rimasta vuota per protesta. Al pomeriggio, riunioni all’interno della scuola e poca voglia di parlare con i cronisti all’esterno. Con un’eccezione e una testimonianza che, ascoltata oggi, mette i brividi. «Quel bidello era molto simpatico, non mi sarei mai aspettato che potesse fare una cosa del genere» rivela Tommaso, studente del Convitto Umberto I, al centro della bufera per il reintegro di un bidello accusato di molestie nei confronti di alcune ragazzine. Tra queste una compagna del giovane che, ancora minorenne e protetto dall’anonimato, ha aggiunto un tassello in più ad una vicenda di cui gli adulti preferiscono non parlare. «Ripensandoci, però, è successo che mettesse le mani in tasca a qualche ragazzo».

Baci e palpeggiamenti a due studentesse, molestie che avevano portato a un'indagine e alla sospensione di un collaboratore scolastico. Che mercoledì è stato reintegrato e ha fatto esplodere la protesta al liceo dove lavora: per questo ieri una classe del Convitto Umberto I di Torino non si è presentata a scuola. Interpellata sulle accuse al collaboratore, la rettrice Maria Teresa Furci, anche dopo l’incontro con i genitori, ha preferito non commentare con noi in alcun modo.

I fatti risalgono allo scorso settembre, quando l’uomo è stato sospeso per tre mesi in via cautelare dall’Ufficio scolastico regionale per poi tornare in servizio ieri. Quando i genitori, riuniti in assemblea, hanno deciso di non mandare i loro figli a lezione e chiedere che il collaboratore non tornasse a lavorare nell’istituto. «Capisco che i genitori siano molto arrabbiati ma è così che prevede la norma e io non ho potere di fare diversamente», ha dichiarato la rettrice del Convitto. «Al suo rientro l’ho assegnato ad un reparto dove non è in contatto con gli studenti fino alla fine dell’anno e gli ho intimato di attenersi al codice di comportamento». Giovedì pomeriggio era in programma un incontro con i genitori, cui la preside ha spiegato l’iter procedurale avviato dalla scuola e dall’Usr. Ma le famiglie insistono nell’intenzione di avvalersi di un legale, chiedendo l’accesso agli atti dell’indagine sul collaboratore scolastico.


Il precedente
Non si tratta del primo caso di collaboratore scolastico sotto accusa: solo un mese fa un altro bidello di 60 anni è stato condannato a 1 anno e 2 mesi di carcere per violenze sessuali ai danni di una studentessa della scuola in cui lavorava, cui dovrà versare anche 5mila euro di risarcimento. Le avrebbe toccato il fondoschiena e l’interno coscia. Poi, quando lei lo ha denunciato e lui ha perso il posto, ha commentato: «Mi dispiace, ma era tanto che non sentivo un brivido così».

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