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Lo scrittore a Torino - La video intervista
28 Febbraio 2024 - 05:50
“L’amore necessario” è la forza che muove il mondo, almeno secondo Marcello Veneziani, giornalista, scrittore, filosofo. L’intellettuale per eccellenza del “pensiero forte” che si contrappone a quello “debole” di Gianni Vattimo. È il pensiero rivisitato di Julius Evola riguardo «l’azione che avviene durante la vita biologica (il divenire) e che rispecchia direttamente una medesima azione di carattere metafisico (l’essere) e dunque imperitura e sovratemporale». Parole e concetti apparentemente imperscrutabili per l’uomo contemporaneo, che Veneziani, invece, rende semplici e comprensibili i concetti espressi dalle stesse parole. Il “pensiero forte” di Veneziani prende a prestito un tema, quello dell’amore, che il sociologo Francesco Alberoni aveva letteralmente sezionato nel suo best seller del secolo scorso: «Ma l’amore di cui scrivo io nel mio libro - aggiunge Veneziani - è qualcosa di diverso, di molto diverso. Il mio è un viaggio nell’amore inteso come un’energia originaria che riguarda il mondo, l’animo umano e le società».
L’analisi di Alberoni, invece, è sociologia pura che parte da come l’amore scaturisce e si sviluppa, «siamo su due piani diversi», sottolinea Veneziani. Chiarito questo, lunedì sera al teatro San Giuseppe, ospite dell’associazione Dumsedafe, Veneziani ha sì presentato la sua ultima fatica editoriale, ma ha anche chiarito il concetto base «che tutto muove», cioè l’amore. E prima ancora di definirlo (ammesso che possa essere definito e non solo descritto), l’amore diventa l’antidoto dell’umanità nei confronti della macchina, di quell’intelligenza artificiale che tutto cambierà, perché «l’intelligenza artificiale non è in grado di amare e mai lo sarà - sostiene Veneziani -. Non è rifiutare il nuovo, se esso fosse davvero utile ad aiutare l’uomo nel suo essere e nel suo vivere, allora sarebbe il benvenuto. Ma l’intelligenza artificiale come tale tende a sostituire l’uomo. Questo non è accettabile, ma alla fine sarà l’uomo a vincere perché lui solo è in grado di amare».
E non unicamente nel modo indicato da Alberoni, «ci sono legami ancora più forti e naturali - aggiunge il filosofo - che riguardano l’amore “necessario”, quello che si nutre, ad esempio, nei confronti della propria madre, che è l’amore più grande. E poi l’amore per il padre, per i fratelli e le sorelle, per i propri figli». Un amore inteso come forza propulsiva del vivere, ma che non è necessariamente «universale». «Non è possibile immaginare - ha sostenuto Veneziani - che si possa amare i propri congiunti così come le persone a noi lontane. Certo, “ama il tuo prossimo come te stesso” è evangelicamente giusto, ma c’è un’esigenza di prossimità che ci induce ad amare maggiormente chi è più vicino, e poi tutti gli altri. L’amore è un bisogno inestirpabile dell’animo umano che si manifesta in molte forme. L’amore - ha concluso Veneziani - è la forza che muove il sole e le altre stelle».
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