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L'INTERVISTA
06 Marzo 2024 - 00:30
Una Juventus in «eutanasia». Ma, soprattutto, pronta a essere ceduta al migliore offerente, con uno stadio di proprietà e un numero impressionante di tifosi. A discapito del calcio e della passione sportiva, ovviamente. Insomma, non un omicidio ma quasi, per una società sportiva storica e di blasone che potrebbe essere presto venduta, anche all’estero: una volta consumati i «veleni» all’interno della famiglia Agnelli. È il quadro che ricostruisce Gigi Moncalvo nel suo ultimo libro "Juventus segreta".
Gigi Moncalvo, partiamo con una domanda secca: chi ha ucciso o sta uccidendo la Juventus?
"Mi sa che qualcuno vuol farla morire per eutanasia. Nel senso che vuole provocarne la morte innanzitutto c'è già un fatto incontrovertibile e grave Secondo me che proprio nel centesimo anniversario della presenza di una Agnelli ai vertici della Juventus è stata celebrata una festa che era un funerale perché non ci sarà mai più un Agnelli come non c'è adesso al vertice della Juventus per mancanza di persone".
Dunque?
"L'unico maschio potrebbe essere il figlio di Andrea Agnelli. Ma avrà l'handicap di avere come padre proprio l'uomo cui John l'ha giurata per l'eternità ma, soprattutto, è ancora piccolo e quindi non avrà modo di poter entrare nel futuro dirigenziale della Juventus".
Una storia quasi rinascimentale, che vede al centro una famiglia, meglio, una dinastia al cui interno si continuano a consumare veleni, segreti e storie che lei conosce bene. Cosa ci può raccontare rispetto a quella che è l'attuale situazione?
"La Juventus è in mano a dirigenti che sono estranei al calcio: un commercialista, un notaio, un dirigente di un gruppo editoriale. Tutta gente che ha un solo requisito agli occhi del padrone: essere fedele a John Elkan. La competenza calcistica è stata lasciata da parte e non può essere Giuntoli con le sue misere forze, anche se ha grandissime capacità, a reggere un peso del genere il futuro della Juventus è pieno di incognite. Ci potrebbe essere un fondo straniero, forse, interessato, ma con un grande limite: i fondi stranieri arrivano soltanto se possono costruire lo stadio di proprietà e lo stadio qui è già pronto e sarà un asset che verrà fatto valere messo sulla bilancia".
E lei come la vive?
"Io sono un tifoso juventino fin da bambino. Mia madre mi cucì su un lenzuolo la scritta "Juve o Juve del nostro cuor" e, quindi, assisto con dolore e con grande rammarico al declino inesorabile di questo grande club".
Possibile che venga venduta, a questo punto?
"Io penso di sì perché John Elkan non ha alcun interesse sulla Juventus. C'è solo un motivo per cui egli potrebbe legarsi in futuro alla Juventus e quindi non venderla. Il motivo è che i suoi tre figli compresa la giovane Talita, giocano nella Juventus e lei addirittura con Juventus Woman. Quindi, questa questa passione dei figli potrebbe essere un freno primo per non venedere la Juventus, secondo per lui e la moglie per non trasferirsi a vivere a Parigi: come la principessa Lavinia vuole da tempo".
Non le chiedo di fare una scommessa, per ovvi motivi, ma se dovesse puntare su tre ipotetici compratori quali potrebbero essere?
"Sarebbero fondi stranieri. Sarebbero dei grandi capitali ai quali non fregherebbe niente della Juventus perché il problema essenziale per chi è al vertice della Juventus deve essere la passione, deve essere la motivazione. Andrea Agnelli ce l'aveva poi è entrato in un vortice inesplicabile, da certi punti di vista, che è cominciato con il caso Ronaldo e tutto il resto e lo ha portato a infilare la testa nella bocca del leone".
Cioé?
"Suo cugino, John. Che non ha avuto alcun riguardo per Andrea, nonostante i legami di sangue, nonostante il principio che si possa essere colpevoli fino a che non è stato dimostrato il contrario. Una regola che John dovrebbe applicare, prima che sugli altri, su se stesso".
Ci sono stati degli interessi internazionali o di fondi e Paesi stranieri che guardavano alla Juventus con particolare attenzione?
"Sì e ci sono delle riprove. Ad esempio, c'è una testimonianza di un importante dirigente che aveva firmato anche alcuni progetti della Torino-Lione che a pranzo con Jean Claude Blanc parlò di alcuni elementi incredibili. Per esempio: il contratto di sponsorizzazione di Tamoil - società petrolifera dei libici - prevedeva fin dall'inizio una clausola tremenda in caso di processi o di inchieste per corruzione sportiva per condizionamenti sportivi per illeciti sportivi. Il contratto, insomma, si sarebbe risolto con la Juventus costretta a pagare una penale. Ora, come facevano a sapere in anticipo e volere che tra le prime clausole di rescissione ci fosse proprio quella? Se si vuol fare della fantascienza, qualcuno può dire che i servizi segreti di Gheddafi funzionavano benissimo. Io non arrivo fino a quel punto, dico solo che è un fatto grave".
Un'ultima domanda. La famiglia Agnelli ha spostato asset e interessi all'estero. E il legame con Torino?
"La rottura di un legame storico che, ormai, non esiste più e viene regolato solo più dalla finanza. L'ennesimo sfregio nei confronti di Torino, la chiusura del Lingotto con migliaia di operai in cassa integrazione, oppure, obbligati a costruire le mascherine ai tempi del Covid: queste balle che stanno raccontando sull'occupazione, la morte dell'indotto, il trasferimento in Olanda e delle produzioni all'estero. Ormai non hanno più niente a che fare con Torino".
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