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L'operazione
04 Aprile 2024 - 12:50
«Noi abbiamo dietro quelli di San Luca» diceva uno degli arrestati in una telefonata intercettata dai carabinieri. Un tentativo di intimidazione, che fa riferimento alle famiglie Pelle e Nirta, ‘ndrine calabresi originarie del paesino sull’Aspromonte. Ma con ramificazioni ben consolidate centinaia di chilometri più a nord, a Brandizzo. E interessi nelle montagne piemontesi: secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l’associazione di stampo mafioso sarebbe riuscita a infiltrarsi negli appalti legati all’autostrada Torino-Bardonecchia.
Per questo, prima dell’alba di ieri, i carabinieri del Reparto operativo speciale, della Compagnia di Venaria Reale e della Stazione di Leinì hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice Luca Fidelio: in carcere sono finiti Giuseppe Pasqua, Domenico Claudio Pasqua, Michael Pasqua, Antonio Mascolo e Carlo Balzamo. Sono invece ai domiciliari Roberto Fantini, Roberto Carvelli, Edoardo Carvelli e Danilo Scardino. I reati contestati sono, a vario titolo, associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, ricettazione, detenzione illegale di armi e riciclaggio in relazione ai proventi di un traffico di rifiuti. Ma l’inchiesta si è allargata anche su altri fronti, toccando anche figure dal passato politico e dirigenti oggi in Sitaf, la società che gestisce l’autostrada e il traforo del Frejus.
Dieci anni d’indagine
L’inchiesta è nata addirittura nel 2014, portata avanti dal sostituto procuratore Antonio Smerigilio. Poi, dopo la scomparsa del magistrato nel 2018, è subentrato Valerio Longi, pm della Direzione distrettuale antimafia.
I dieci anni di indagine hanno fatto emergere la tipica “struttura mafiosa” guidata dai Pasqua, famiglia di Brandizzo che si sarebbe fatta rispettare con la pistola in pugno: «Il sodalizio si caratterizzava dall’intimidazione nei rapporti con i concorrenti e dall’offerta di protezione a vittime di estorsione - si legge nella nota della procura - Inoltre si infiltrava nell’economia legale attraverso aziende di edilizia e trasporti riconducibili al gruppo criminale». Le quali hanno ricevuto, almeno dal 2014, commesse da appaltatori operanti nel settore autostradale e nella realizzazione delle grandi opere per svolgere lavori di manutenzione del manto autostradale e movimento terra in provincia di Torino. Tradotto: i vertici dell’associazione mafiosa, finiti in carcere dopo il blitz della scorsa notte, si erano infiltrati negli appalti. Mettendo le mani, secondo l’accusa, su cantieri milionari: si parla, per esempio, della manutenzione di tratti della Torino-Bardonecchia, il raddoppio del tunnel del Frejus e di opere di collegamento con il vicino cantiere della Tav. Agli arresti domiciliari, invece, è finita «una figura di vertice di una società controllata da una concessionaria del servizio autostradale»: si tratta di Fantini, manager di lungo corso nel settore delle costruzioni stradali, qui chiamato in causa perché fino al 2021 è stato amministratore delegato di Sitalfa, partecipata della Sitaf, la società che gestisce l’A32 Torino-Bardonecchia. Secondo l’accusa, «garantiva risorse economiche e appalti alle imprese riconducibili all’associazione».
Oltre la ‘ndrangheta
Nelle pieghe dell’inchiesta emergono anche altri reati non collegati all’associazione di stampo mafioso ma diretti contro la pubblica amministrazione. Una delle perquisizioni ha riguardato Salvatore Gallo, 85 anni, figura storica della politica piemontese già coinvolto in precedenti inchieste giudiziarie.
Padre di Raffaele, attuale consigliere regionale e capogruppo del Pd a Palazzo Lascaris, Gallo senior è stato un pezzo da novanta del Psi all’epoca della segreteria di Bettino Craxi e in seguito si avvicinò al Partito democratico. In questa indagine non compare come indagato di peculato (nulla a che vedere con reati di mafia) nella veste di ex dirigente di Sitalfa: si tratterebbe dell’utilizzo a scopi personali di fondi di cui aveva la disponibilità. Un faro è acceso anche su Salvatore Sergi, direttore di esercizio della A32.
Il giudice per le indagini preliminari non ha concesso tutte le ordinanze di custodia cautelare che erano state chieste dalla Direzione distrettuale antimafia. E una richiesta di interdittiva antimafia per una società che si occupa dell’autostrada Torino - Bardonecchia sarebbe ancora in attesa di giudizio.
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