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Parco Dora "invaso" dai musulmani. Ma dopo il Pride è polemica

Più di 5mila persone per la "Festa del sacrificio". Tra preghiere e riflessioni

Una vera e propria invasione. Più di cinquemila musulmani hanno letteralmente occupato Parco Dora, riempiendo fino all’ultimo spazio disponibile l’area sotto la tettoia dell’ex strippaggio. Era la “Festa del sacrificio” (nell’Islam, si chiama “id-al-adha”), che ricorda il sacrificio sostitutivo effettuato con un montone da Abramo. Un appuntamento importantissimo per la comunità musulmana, numerosissima, di Torino, che arriva proprio il giorno dopo un altro evento altrettanto importante della città: il Pride, la cui sfilata si è tenuta ieri lungo le vie del centro. Pride a cui i musulmani sotto la Mole non hanno partecipato. Perché? «Premetto subito, qui nessuno è contro gli omosessuali - afferma Walid Dannawi, vicepresidente della moschea Omar di via Saluzzo, a San Salvario - ma per il momento questo è un tema che non trattiamo». Dunque, una chiusura ma con una “porticina” semi-aperta. Anche perché durante la preghiera per la Festa del sacrificio l’accenno ai massacri che stanno avvenendo in Medioriente è stato fatto eccome, così come quelli in corso da due anni in Ucraina. E però bandiere (e cori) per la Palestina al Pride non sono mancati.

Come conciliare allora simboli di un paese di fede musulmana con un corteo per i diritti Lgbtqia+, se proprio in quei paesi l’omosessualità è condannata? «No comment», la risposta che arrivava a questa domanda da parte di molti presenti a Parco Dora. E la comunità islamica di Torino oggi sta con Papa Francesco: «Per il momento siamo allineati col pensiero della chiesa cattolica», ha affermato Walid Dannawi. Dunque, un riferimento alle due occasioni in cui il Pontefice ha parlato di «frociaggine» in Vaticano? A quanto pare sì.

Ma dopo il Pride a insorgere è la comunità ebraica. Nello specifico l’associazione Keshet, che ha contestato il Treno della Memoria “filopalestinese” perché l’associazione torinese “Treno della Memoria”, che ogni anno organizza viaggi ad Auschwitz, durante il Pride ha deciso di sventolare la bandiera della Palestina. Ruben Piperno, responsabile di Keshet Italia, ha parlato di «banalizzazione della Shoah» e che «quello tra la Shoah e il conflitto Israelo-Hamas è un paragone impossibile». Andrea Tua, coordinatore dell’associazione “Treno della Memoria”, domenica al Pride ha parlato così: «La lunga frequentazione dei campi di concentramento ci permette di riconoscere il genocidio, ed è quanto sta avvenendo a Gaza. Anche un ebreo può essere fascista o razzista». Piperno replica: «E’ un discorso banale. perché creare la confusione indotta tra Israele (dove vivono ebrei, cristiani, drusi e musulmani) e il popolo ebraico diffuso in tutto il mondo? Questo termine rischia di trasformare l’ebreo e gli ebrei da individui a concetti astratti».

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