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La denuncia
18 Luglio 2024 - 06:30
Prima l’intervento per fermare un ladro, poi la vendetta dei suoi tre complici. Con botte, spintoni e un coltellaccio che spunta dal nulla e ferisce in maniera profonda il braccio di Awale Jeuray, che si ritrova in un lago di sangue. Le immagini, girate da un suo amico, sono impressionati e lo mostrano sdraiato a terra, con accanto una bottiglia d’acqua, la mano fasciata con un panno e il sangue. Tanto sangue: «Mi hanno urlato: “È colpa tua se il nostro amico è finito in carcere”. Volevano vendicarsi di quello che avevo fatto due giorni prima» ci racconta il 27enne di origine ghanese, con la mano sinistra ingessata nel reparto di Chirurgia plastica dell’ospedale Maria Vittoria (dov’è ricoverato da una settimana). I suoi aggressori gli hanno praticamente staccato la mano e i medici hanno dovuto riattaccargliela al suo arrivo in ospedale.
Ieri ha contattato TorinoCronaca per raccontare quello che gli è capitato , dall’intervento per evitare uno scippo alla vendetta dei complici del ladro: «Volevo aiutare una persona e ho rischiato di perdere la mano. Anzi, se mi avessero preso in pancia o al petto, probabilmente sarei morto. Ora voglio che la polizia trovi quegli uomini: io sono in grado di riconoscerli. Anzi, sono sicuro che siano quelli nelle foto scattate da altri passanti e inviate al vostro giornale».
L’intervento da eroe
Il 27enne, arrivato a Torino via Libia e Lampedusa, è stato protagonista di una vicenda che abbiamo raccontato nei giorni scorsi: «Lunedì 8 ero a Porta Palazzo e ho visto quei quattro marocchini - esordisce il giovane ghanese, che parla in inglese e inserisce solo qualche parola di italiano qua e là - Ho subito pensato che stessero per combinare qualcosa. Così li ho seguiti e ho visto mentre uno di loro rubava la collana a un anziano. Sono montato sul monopattino e l’ho inseguito». Come si vede nel video che pubblichiamo qui sopra, Jeuray ha atterrato il ladro. Poi è arrivato anche l’anziano derubato e insieme hanno tenuto fermo il marocchino fino all’arrivo della polizia (che lo ha arrestato).
Nel frattempo, come documentato da un altro video girato fra via La Salle e via Rivarolo, altri passanti si sono scagliati con i complici dello scippatore. Anche lì è iniziata una rissa, a quanto risulta conclusa senza conseguenze. A parte per un’auto, cui è stato spaccato il parabrezza nella colluttazione: «Io me ne sono andato, più tardi ho reincontrato quell’anziano e mi ha ringraziato tantissimo». Vicenda chiusa, quindi? Solo per un paio di giorni.
La vendetta armata
Continua il giovane ghanese dal suo letto di ospedale, al secondo piano del Maria Vittoria: «Io e un mio amico, Azach, stavamo appendendo degli avvisi di ricerca lavoro tra corso Verona e corso Brescia quando sono arrivati i tre amici del ladro del lunedì: mi hanno aggredito e hanno rubato il portafogli a Azach. È pure arrivata una donna ad aiutarli, abbiamo dovuto “trattare” con lei per riuscire a riavere il portafogli».
Poi cos’è successo? «Uno ha tirato fuori un coltello grosso così, praticamente un machete, e mi ha preso alla mano. Dicevano che era colpa mia se il loro amico era in carcere: era una vendetta contro di me. Ho perso tantissimo sangue, come si vede nel video che mi ha fatto il mio amico».
Nel frattempo sono arrivate volanti della polizia e ambulanza: «Da allora sono qui in ospedale, i medici mi hanno detto che non potrò usare la mano e lavorare per mesi. Infatti penso che tornerò in Africa a farmi curare e aiutare da mia mamma: magari mi porta da qualche esperto di “medicina nera” e mi fa guarire più in fretta». Prima, però, vuole avere giustizia: «La polizia è venuta in corso Verona e poi qui in ospedale, ora spero che si impegnino per trovare quei tre - stringe il pugno destro il 27enne - Sono stato fortunato ma non è possibile che, per aiutare una persona, ho rischiato di morire e ho perso l’uso della mano con cui scrivo: io volevo solo fare la cosa giusta».
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