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la tragedia

«Gli spari? Sembravano petardi. Poi la gente scappava». Parlano i testimoni del dramma di Collegno

La barista del locale: «L'uomo che ha sparato veniva qui. Beveva caffè e spremuta d'arancia. Ma non dava molta confidenza»

Petardi. Questo hanno pensato subito i residenti di zona e i passanti in piazza della Repubblica. E invece no. I colpi frastornanti che si sono uditi davanti al municipio di Collegno erano di una pistola revolver Smith & Wesson (detenuta illegalmente). Ad esploderli, Francesco Longhitano, 81 anni, per uccidere la compagna, Anna Lupo, di un anno più grande. Tre spari che hanno generato il panico nella piazza del paese. «Pensavo fossero petardi, a volte i ragazzini ne sparano un po’. Ma ad un certo punto ho visto gente correre e urlare “stanno sparando, stanno sparando!”, mi sono voltato e ho visto un uomo andare giù. La donna invece era già a terra», racconta Massimiliano Anglisani, un residente del paese e presente in piazza quando Francesco Longhitano ha fatto fuoco contro la convivente Anna Lupo e poi si è tolto la vita. «Lui lo vedevo sempre al bar qui di fronte», indica col dito Massimiliano.

E il bar è la Caffetteria Dora. Nicole, che lavora nel locale, ricorda bene la coppia: «Erano clienti abituali, lui molto più di lei. Quando entrava, il signore ordinava sempre una spremuta d’arancia e un caffè macchiato, poi chiacchierava con i clienti, a volte si fermava anche a pranzo e mangiava la pizza. La signora invece la vedevo di meno». Anche Nicole ha udito gli spari in piazza, ma come tanti altri ha pensato che fossero dei petardi. «Poi ho capito che non era così e al terzo sparo ho visto un corpo cadere a terra».

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