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Il colloquio

«Ora cercherò il mio posto nel mondo»: parla il ragazzo assolto per l'omicidio del padre

Secondo i giudici, Alex Cotoia ha inferto 34 coltellate per legittima difesa

«Ora potrò trovare il mio posto nel mondo. Spero solo che sia finita». Quasi non ci crede Alex Cotoia, quando gli si chiede di commentare la conclusione del suo quarto processo in neanche cinque anni. Finito, come il primo, con una sentenza di assoluzione: il 25enne non dev’essere condannato per l’omicidio di suo padre Giuseppe Pompa, pugnalato 34 volte il 30 aprile 2020 nella loro casa di via De Amicis a Collegno. “Il fatto non costituisce reato”, secondo la formula ufficiale. Perché Alex, che nel frattempo ha preso il cognome della madre, ha impugnato sei coltelli e ha ucciso il padre per legittima difesa. Sua, del fratello e della mamma, che da anni subivano le violenze fisiche e psicologiche di Pompa.

Questo quadro portò ad Alex un’assoluzione in primo grado, ribaltata dalla Corte d’Appello a dicembre 2023: in quell’occasione il ragazzo fu condannato a 6 anni, 2 mesi e 20 giorni per omicidio volontario. Lo scorso agosto, però, la Cassazione ha annullato la sentenza e ha disposto un nuovo giudizio con due “paletti” per i giudici d’appello: rafforzare la motivazione di un’eventuale condanna e specificare meglio i profili di legittima difesa, questione che ha reso celebre il caso a livello nazionale. In questo secondo processo d’Appello i procuratori Giancarlo Avenati Bassi e Alessandro Aghemo hanno ribadito la loro tesi, cioè la colpevolezza del 25enne. Oltre alla sua condanna, hanno chiesto di indagare il fratello Loris Cotoia perché, secondo loro, è complice del delitto: «Teneva fermo il padre mentre Alex colpiva».

Ma i giudici hanno confermato l’assoluzione del primo processo, per la gioia dell’imputato e dei suoi legali: «Sono frastornato ma felice, in questi casi ci metto sempre un po’ a realizzare. Ora speriamo che sia finita». In realtà la Procura potrebbe ancora fare ricorso in Cassazione e chiedere un nuovo processo: «Intanto festeggerò con la mia famiglia, con la mia Sara e con Zoe, la nostra cagnolina - continua Cotoia - Poi cercherò un posto nel mondo: spero che nel mio futuro ci sia solo la normalità, magari continuando gli studi». Esulta anche l’avvocato Claudio Strata: «Provo una felicità indescrivibile, è stato giusto così per Alex». Più tecnico il commento dell’altro difensore, Enrico Grosso: «I giudici hanno confermato hanno confermato in pieno la “difesa legittima reale”, cioè che Alex ha ucciso per difendersi».

Hanno sorriso, abbracciato e baciato il loro Alex, esattamente come dopo il primo processo. Ma Loris e Maria Cotoia sperano di non dover più tornare in tribunale: «Siamo felici perché i giudici hanno capito che io, senza l’intervento di mio figlio, sarei stata davvero l’ennesima vittima di femminicidio - commenta la mamma del 25enne appena assolto dall’accusa di aver ucciso il padre - Ad Alex auguro la felicità e la tranquillità che merita, è una persona meravigliosa. D’ora in poi chiedo solo una vita serena dopo anni molto pesanti: hanno voluto distruggerci, è stata dura e abbiamo resistito solo perché siamo molto forti». Aggiunge l’altro figlio, Loris: «è stato un periodo bruttissimo, ci sono state tante invenzioni e io sono stato diffamato pubblicamente. Non posso accettarlo».

Il riferimento è al messaggio che il fratello maggiore di Alex ha scritto allo zio pochi istanti che il padre venisse ucciso. Un messaggio che, secondo la Procura, era una sorta di copertura: «No, era una richiesta di aiuto per l’unica persona che poteva aiutarci e non l’ha fatto. Noi abbiamo sempre detto la verità e oggi ha vinto il bene sul male». Qual è lo stato d’animo? «Tiriamo un grande sospiro di sollievo perché Alex è la persona più importante per me. Speriamo che l’incubo sia finito: sono stati anni tosti, Giuseppe (il padre, ndr) ci ha rovinato la vita da vivo e da morto. Noi non chiediamo tanto, solo di poter fare una vita normale».

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