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24 Marzo 2025 - 11:40
Hu Libin, a quanto pare, giocava troppo. Ne aveva fatto una malattia e aveva sempre bisogno di soldi. E li ha chiesti a “Dan”, quel suo connazionale che abitava in via Lauro Rossi 43. Poi, quando lui glieli ha chiesti indietro, lo ha accoltellato a morte: ci sarebbe una storia di debiti e di usura dietro l’omicidio del 7 marzo nel quartiere Barriera di Milano, appena risolto dai carabinieri della Compagnia Oltre Dora e dal pubblico ministero Antonella Barbera. Libin, 38enne cinese incensurato e senza fissa dimora, è stato rintracciato a Borgaro, in un ristorante giapponese gestito da suoi connazionali: fermato con l’accusa di omicidio volontario, è finito in carcere. E nell’interrogatorio di garanzia, a quanto risulta, ha ammesso di essere stato lui ad accoltellare il presunto usuraio: «Ma è stato un incidente» si sarebbe giustificato davanti alla pm.
Il delitto è avvenuto alle 4.30 di notte mentre tutti gli inquilini del palazzo dormivano. A svegliarli sono state le urla disperate della vittima. «Ho sentito qualcuno che gridava “Aiuto!”. Mi sono svegliato di soprassalto e ho bussato un paio di volte sul muro, perché la mia camera da letto confina con quella dov’è avvenuto l’omicidio», raccontava Antonio, che abita proprio a fianco dell’appartamento incriminato.
La chiamata al 112, però, è arrivata molte ore dopo i fatti: a telefonare è stato il coinquilino della vittima, anche lui di nazionalità cinese. Che poi, insieme agli altri residenti, è stato ascoltato a lungo dai carabinieri che sono arrivati sul posto e hanno ritrovato il corpo in camera da letto, in una pozza di sangue. Ucciso a coltellate, a quanto sembra.
Della vittima si sa poco: era noto con il soprannome di “Dan”, viveva nell’alloggio da non più di sei mesi ed era disoccupato. Aveva un figlio di 11 anni, nato in Italia ma che ora vivrebbe in Cina, in una città della provincia dello Zhejiang. Pare che diversi altri connazionali, tra cui anche una donna, dormissero spesso in via Lauro Rossi. «Non abbiamo mai capito quante persone ci fossero, c’era sempre via vai», rivelavano il 7 marzo gli inquilini.
I militari del Nucleo Operativo della Compagnia Oltre Dora, aiutati dai colleghi del Nucleo Investigativo del Comando provinciale, hanno ricostruito i fatti grazie a testimonianze e immagini di videosorveglianza: secondo quanto raccolto, l’assassino avrebbe preso a coltellate la vittima 43enne perché aveva un grosso debito mai restituito. Per questo, la sera prima dell’omicidio, i due avrebbero litigato e lo scontro sarebbe finito nel sangue.
Nei giorni scorsi la pm Barbera ha emesso il decreto di fermo di indiziato di delitto, poi convalidato dal giudice Benedetta Mastri dopo l’udienza cui hanno partecipato anche un interprete e l’avvocato difensore dell’accusato, Francesco Dibisceglia: confuso e sotto shock, il presunto assassino si sarebbe limitato a poche risposte e ammissioni.
Intanto i carabinieri gli hanno sequestrato il telefono e gli indumenti, che potrebbero corrispondere a quelli usati dal killer. Ma le indagini proseguono per trovare l’arma del delitto, confermare il movente e approfondire il giro di usura e gioco d’azzardo che questo delitto avrebbe scoperchiato.
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