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Rivedi l'Habemus Papam e leggi il commento
09 Maggio 2025 - 08:05
Il messaggio di Leone XIV è stato chiaro: la pace. Se ne facciano una ragione i potenti della terra. Con Robert Francis Prevost torna la Chiesa Trionfante che fu di papa Wojtyła. Ma non si può parlare del nuovo Pontefice senza considerare chi lo ha preceduto, ma non in senso temporale, ma come nome. Leone XIII a cui Prevost fa riferimento, è stato l’autore dell’enciclica “Rerum Novarum”, con la quale si realizzò una svolta nella Chiesa cattolica, ormai pronta ad affrontare le sfide della modernità come guida spirituale internazionale. In questo senso, correttamente, gli fu attribuito il nome di «papa sociale». Infatti papa Pecci scrisse la prima enciclica esplicitamente sociale nella storia della Chiesa cattolica e formulò quindi i fondamenti della moderna dottrina sociale della Chiesa. Un Conclave, come quello che si è concluso, apparentemente non “politico”, come lo era stato il precedente, ha consentito di far sedere sulla Cattedra di Pietro, il più politico tra i cardinali che, subito, si è gettato nella mischia, sottolineando gli elementi primari di questa prima parte del suo pontificato: la pace e la giustizia. In Ucraina, in Medio Orinete e non solo. «La pace sia con tutti voi - sono state le prime parole di Leone, mentre una folla composta da 150mila persone ha riempito in meno di un’ora piazza San Pietro e via della Conciliazione -. Fratelli e sorelle, questo è il primo saluto del Cristo risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anche io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, tutte le persone, ovunque siano, tutti i popoli, tutta la Terra. Questa è la pace di Cristo risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio. Dio che ci ama tutti, incondizionatamente».
Primo Papa nella storia a leggere un discorso scritto, Prevost ha aggiunto: «Ancora conserviamo, nelle nostre orecchie, quella voce debole, ma sempre coraggiosa di papa Francesco, che da Roma benediva il mondo intero: quella mattina, nel giorno di Pasqua. Consentitemi di dar seguito a quella stessa benedizione. Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti, e il male non prevarrà: siamo tutti nelle mani di Dio». Poi sono riecheggiate le parole del discorso più celebre di San Giovanni Paolo II («Non abbiate paura, spalancate le porte a Cristo, perché solo lui ha parole di vita eterna»): «Pertanto, senza paura - ha aggiunto il nuovo Papa-, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi, andiamo avanti. Siamo discepoli di Cristo e Cristo ci precede. Il mondo ha bisogno della sua luce. L’umanità necessita di lui, come il ponte per essere raggiunta da Dio e dal suo amore. Aiutateci anche voi a costruire ponti con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo, sempre in pace. Grazie a Papa Francesco». Leone si è poi rivolto ai cardinali che lo hanno eletto a sorpresa, mettendo d’accordo progressisti e conservatori. «Voglio ringraziare anche tutti i confratelli cardinali che hanno scelto me per essere successore di Pietro, e camminare insieme a voi, come Chiesa unita, cercando sempre la pace, la giustizia, cercando sempre di lavorare come uomini e donne fedeli a Gesù, senza paura, per proclamare il Vangelo, per essere missionari». Non poteva mancare un riferimento al suo ordine di appartenenza, Prevost è un agostiniano: «Sono un figlio di Sant’Agostino, che ha detto “con voi sono cristiano e per voi vescovo”. In questo senso possiamo tutti camminare insieme verso quella patria che Dio ci ha preparato. Alla chiesa di Roma un saluto speciale. Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce ponti, dialogo, sempre aperta a ricevere, come questa piazza, con le braccia aperte, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, della presenza, del dialogo, dell’amore». Poi un saluto in spagnolo alla sua diocesi, in Perù.
Infine, riprendendo a parlare in italiano Leone XIV ha concluso: «A tutti voi, fratelli e sorelle, di Roma, d’Italia, di tutto il mondo, vogliamo essere una chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, che cerca sempre la pace, la carità, di essere vicina specialmente a coloro che soffrono. Oggi è il giorno della supplica alla Madonna di Pompei. Nostra madre, Maria, vuole sempre camminare con noi, stare vicino, aiutarci con la sua intercessione e amore. Preghiamo insieme per questa nuova missione per tutta la Chiesa, per la pace del mondo e chiediamo questa grazia speciale di Maria, l’intercessione di Maria». E proprio ieri in mattinata, giorno della Supplica alla Madonna di Pompei, come ha ricordato il Papa, il cardinale Giovan Battista Re che ha presieduto le celebrazioni nel santuario di Pompei, si è lanciato in una profezia che si è avverata: «Auspico che questa sera tornando a Roma, trovi già la fumata bianca. Sono particolarmente lieto di essere qui all’inizio del Conclave perché lo Spirito Santo abbia a soffiare forte e sia così eletto il Papa di cui ha bisogno la Chiesa di oggi e il mondo di oggi». Prevost sarebbe stato eletto a grande maggioranza (oltre 110 voti). Su di lui, che si è presentato non in abito bianco come Francesco, ma con la stola rossa come papa Ratzinger, sarebbero confluiti voti conservatori (cardinali trumpiani, tedeschi e africani) e progressisti (Sudamericani e cardinali della chiesa d’oriente), perché Prevost ha sempre mostrato attenzione ed equilibrio verso gli uni e gli altri. Il cardinale Prevost non era tra il papabili, i boomakers lo davano a 50 (e ora dovranno pagare un bel po’ di quattrini).
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