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Sanità

Il Mese Rosa: la riabilitazione oncologica

La dottoressa Ursula Morabito spiega l'importanza del periodo della riabilitazione post operatoria

Il tumore al seno rappresenta una delle neoplasie più frequenti nella popolazione femminile, ma anche una delle meglio trattabili grazie ai progressi diagnostici e terapeutici degli ultimi anni. Superata la fase acuta delle cure, la riabilitazione oncologica assume un ruolo centrale nel percorso di guarigione, contribuendo al recupero funzionale, alla gestione degli effetti collaterali e al miglioramento complessivo della qualità di vita. Nel mese rosa, dedicato alla prevenzione e alla consapevolezza, è fondamentale ricordare che la cura del tumore al seno non termina con la fine delle terapie, ma prosegue con un percorso riabilitativo mirato, che restituisce autonomia, energia e fiducia alle pazienti. Ce ne parla la dottoressa Ursula Morabito, medico fisiatra specializzata in riabilitazione oncologica.

"Qual è il ruolo della riabilitazione nelle donne operate al seno?"

"La riabilitazione, in generale, nelle donne operate al seno serve a guidarle e spiegare soprattutto, spesso questa è la richiesta, che cosa fare e che cosa non fare dopo un intervento di chirurgia oncologica, che sia di tipo più conservativo o meno conservativo e con quali tempistiche. Quindi la riabilitazione serve a prenderle in carico, guidarle fino ad aiutarle nel ripristino della funzionalità, o comunque di avvicinarsi il più possibile.

"Qual è il momento giusto del percorso per sottoporsi a visita fisiatrica?"

"La visita fisiatrica e la presa in carico eventualmente riabilitativa avvengono fin dall'immediato periodo post operatorio, addirittura durante il ricovero di chirurgia, per poter guidare le pazienti dopo la dimissione e per poter dire loro quale può essere l'ulteriore appuntamento da prendere, che sarà all'incirca al mese dall'intervento, se riceviamo l'ok da parte del chirurgo senologo e della chirurga plastica. In particolar modo, questa visita a un mese è mirata a valutare e iniziare il trattamento delle cicatrici, che è fondamentale per la funzionalità della spalla, per la funzionalità della colonna, alla mobilizzazione eventualmente delle protesi e alla mobilizzazione della spalla che spesso può essere limitata o dolorante. Un ulteriore periodo cruciale è quello del trattamento dopo la radioterapia, periodo nel quale ci può essere un instaurarsi della rigidità dei tessuti e ancor più se miriamo alla ripresa della funzionalità lavorativa, reinserimento sociale e all'attività sportiva"

"Cos'è il linfedema? Come si può gestire?"

"Il linfedema è una patologia cronica che fa assolutamente gestita e prima il trattamento si inizia rispettivamente all'insorgenza della problematica, meglio è. Può insorgere subito dopo l'intervento e anche a questo servono i trattamenti un po' consecutivi all'intervento per poter monitorare ed eventualmente gestire fin da subito la problematica, oppure può insorgere a distanza di tempo, dopo ad esempio un traumatismo della cute o a volte dopo il posizionamento di un pacemaker. Attualmente si verifica sempre meno frequentemente grazie alle tecniche del linfonodo sentinella e alla microchirurgia, però è una patologia che si può presentare, o meglio una complicanza della patologia che si può presentare, e che va gestita. Il trattamento prevede principalmente l'applicazione di un bendaggio multi strato, che ha determinate caratteristiche, deve essere posizionato dalla fisioterapista in un determinato modo, in alcuni casi associato a pressoterapia e al massaggio linfodrenante. Tutto questo prevede anche poi l'esecuzione di esercizi funzionali che prevedono un'attivazione del bendaggio. Nel momento in cui finiscono questi trattamenti in acuto viene poi posizionata e utilizzata una guaina che ci aiuterà a mantenere il risultato e un trattamento di mantenimento mensile che serve come sia come trattamento ma anche come monitoraggio della fase del quadro clinico".

"L'attività sportiva è consigliata?"

"Assolutamente sì, l'attività sportiva deve essere fatta, compatibilmente con le condizioni cliniche della paziente, però assolutamente le linee guida hanno dimostrato ormai, con diversi studi scientifici, che è necessario svolgere 150 minuti alla settimana di attività moderata o 150 minuti alla settimana di attività più intensa che prevengono le recidive, che aiutano a gestire anche sotto il punto di vista umorale e di inserimento sociale il periodo post patologia".

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