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Mobiliere nei guai con il Fisco: gli sequestrano oltre 2 milioni [VIDEO]

Ieri, il giorno prima dei funerali di Maria Rosa Fiore e Dario Lisdero, deceduti lo scorso 29 ottobre per lo scoppio di una palazzina, a Pinerolo non si parlava d’altro se non del sequestro di due milioni e mezzo di euro a Stefano Vurruso, 66 anni, noto imprenditore della zona. Vurruso è accusato di bancarotta fraudolenta, riciclaggio e auto riciclaggio e a luglio era stato condannato per una vicenda di usura. L’uomo avrebbe avuto rapporti con la società, gestita dal figlio, che aveva venduto la cucina alle vittime dell’esplosione. E sull’operato dei montatori della ditta sono ancora in corso indagini e perizie. Il sequestro deciso dal Gip, su proposta del pm Ciro Santoriello, riguarda (almeno per ora, perché l’indagine prosegue) cinque diverse aziende nelle quali il nome di Vurruso compare come socio, amministratore, responsabile commerciale e in altri ruoli esecutivi (altre società seppur non sotto sequestro, sarebbero coinvolte nell’inchiesta), e 23 conti correnti. Si parla di distrazioni di fondi, che avrebbero dovuto essere versati all’Erario e che, invece, secondo l’accusa, Vurruso avrebbe tenuto per sé e distribuito ad una serie di persone a lui vicine, parenti compresi. Alcuni consapevoli dei raggiri, altri all’oscuro. Ancora poco chiara la posizione della ditta che ha venduto la cucina ai coniugi Lisdero. «Essa risulterebbe far parte, fin dalla sua fondazione, del Gruppo Sistema Srl di cui Stefano Vurruso risultava fino al 2016 direttore commerciale», poi sarebbe passata di mano e oggi lo store appartiene alla Crea Srl, società del figlio di Vurruso, Alan MarioIl padre, invece, attraverso la Tecnobit Ltd, con sede in Bulgaria, avrebbe continuato a fare affari nel settore dei mobili con partecipazioni in diverse società, anche di famiglia. Alan Mario spiega: «Io con quello che fa mio padre non c’entro nulla. Il negozio lo gestisco con mia moglie».

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